La nomina ufficiale del ventinovenne don Luigi Saretta a responsabile della Parrocchia Santa Maria delle Grazie
di San Donà di Piave – allora la più vasta della Diocesi di Treviso - si ebbe l'11 gennaio 1915.
Tuttavia trascorsero ancora alcuni mesi prima del suo insediamento.
Il giovane sacerdote di Montebelluna non aveva ancora festeggiato i sette anni di Ordinazione, ma vantava già esperienza
in diversi campi pastorali: insegnante di lettere al Seminario, assistente diocesano dell'Unione Giovanile Cattolica
(Azione Cattolica), direttore della "Vita del Popolo", fondatore delle Scuole libere di religione,
assistente regionale della Gioventù Cattolica Italiana, vicario della parrocchia San Nicolò di Treviso;
va ricordato infine anche il suo interesse per il mondo dei lavoratori.
L'affidamento del nuovo incarico lo trovò esitante e restio, perché "non si sentiva fatto per la responsabilità
del Parroco, quel giovane prete avvezzo alla lotta, e non voleva lasciare il campo. Ma ubbidì; si raccomandò a Dio,
e la ubbidienza fece i miracoli promessi dal Vescovo."
Quando il Vescovo gli comunicò l'intenzione della nuova destinazione, il giovane sacerdote presentò
le dimissioni dai vari incarichi che aveva; allora il Beato Longhin gli scrisse:
"Carissimo don Luigi,
Sono dispiacente di non poter accettare le tue dimissioni, e ti prego di non insistere,
ma piuttosto continua l'opera tua, fiducioso in Dio, che non mancherà d'aiutarti. Soprattutto ti raccomando
l'opera della scuola, alla quale purtroppo io non so come farei a venire materialmente in aiuto
con altri Sacerdoti, perché non saprei trovarli.
Ti benedico dicendomi
tuo dev.mo Fr. Andrea, Vescovo" (31 ottobre 1914)
Saretta era deciso nelle sue intenzioni, ma il Vescovo non mancava di forza di persuasione,
vista la lettera che seguì di lì a breve:
"Caro don Luigi,
Insisto perché non abbia a dare le dimissioni da nessuno dagli uffici che eserciti. Fin dal giorno in cui Mons. Bettamin
fu fatto Parroco del nostro Duomo, pensai di affidare al tuo zelo e alla tua attività la vacante importantissima
parrocchia di S. Donà.
L'impegno e anche il peso è grave, il danno che ne viene alle opere fondate a Treviso è più grave ancora,
ma sono costretto da necessità che non ha legge, perché il vuoto di S. Donà venga riempito, senza neppur nominare il Vicario.
Per questo trovo inopportuno aprire adesso, con una dimissione, un altro vuoto che dovrai lasciar domani.
Raccomandati a Dio, e pensa che l'ubbidienza fa miracoli.
Ti benedico. Fr. Andrea, Vescovo" (3 novembre 1914)
A circa tre settimane dalla sua partenza da Treviso per San Donà, il Vescovo Longhin inviò a don Saretta una lettera
di commiato ed incoraggiamento:
"Mio caro don Luigi,
Se vi è una ragione per la quale mi dispiace che tu parta da Treviso, è proprio quella che riguarda la scuola
di religione, perché difficilmente io potrò sostituirti.
Rinnovo i miei più vivi ringraziamenti per il gran bene che hai fatto, e mi auguro con la massima certezza
che altrettanto e maggiore ne faccia nel nuovo campo che la Provvidenza ti affida, campo vastissimo e non ingrato né infecondo.
Ti benedico di cuore, dicendomi
tuo devotissimo Fr. Andrea, Vescovo" (7 giugno 1915)
Il 2 giugno 1965 veniva solennemente scoperto e benedetto dall'Arcivescovo mons. Cunial il busto di mons. Saretta
che è collocato sotto il pronao del nostro Duomo.
L'amato arciprete di San Donà era stato sepolto un anno prima e l'anniversario fu occasione
per traslare la salma nella nuova cappella del cimitero.
Nel Foglietto Parrocchiale (F.P.) di allora si può ricavare la cronaca dell'evento, che riportiamo integralmente.
Mons. Ettore Cunial proferì parole di affetto ed elogio verso l'amico mons. Saretta,
che aveva conosciuto essendo stato suo cappellano.
L'Arciprete Mons. Dott. Luigi Saretta degnamente commemorato nell'anniversario
della sua morte (F.P. 13 giugno 1965)
"Parrocchia e Amministrazione Comunale di S. Donà di Piave vollero degnamente e solennemente ricordare,
nel I anniversario dalla morte, il compianto e indimenticato Arciprete Mons. Dott. Luigi Saretta.
Il programma comprendeva due cerimonie, l'una in Duomo con Ufficiatura e lo scoprimento del busto in marmo,
l'altra in Cimitero con la tumulazione definitiva della salma nella tomba per i Sacerdoti nella nuova Cappella.
Si può dire che è riuscita una testimonianza solenne e doverosa da parte del popolo di S. Donà verso
il venerato Pastore che per ben 46 anni ha condiviso con i suoi fedeli gioie e dolori e soprattutto
gli anni terribili delle due guerre mondiali.
Accorsero a rendere omaggio al loro Maestro e alla loro guida di un tempo, parecchi sacerdoti,
ex Cappellani, provenienti dalle varie parti della Diocesi. Alcuni di essi non potendo essere presenti,
scrissero nobilissime lettere riboccanti di stima e di affetto verso il grande scomparso.
Fra le Autorità abbiamo notato: il Sindaco di S. Donà con la Giunta al completo e parecchi Consiglieri,
l'On. Degan, il Presidente dell'Ospedale e nostro Consigliere Provinciale Ing. Gusso, i Prof. Primari dell'Ospedale,
presidi delle Scuole, Direttori Didattici, il Presidente dei Consorzi di Bonifica, i Comandanti dei vari Corpi Militari
della città e Rappresentanze di Associazioni ed Enti con bandiera.
Da Treviso, a rappresentare Sua Ecc. Mons. Vescovo venne Mons. Dott. Pietro Guarnier, Vicario Generale;
da Roma arrivò Sua Ecc. l'Arcivescovo Mons. Ettore Cunial, già Cappellano di S. Donà.
Alle 8 si iniziò la Messa, celebrata dall'Arcivescovo, assistito da Mons. Guarnier e dall'Arciprete
e con la partecipazione veramente attiva di tutta l'assemblea, che alla comunione vide parecchi
dei presenti accostarsi alla mensa eucaristica.
Prima dell'assoluzione al tumulo, il celebrante rievocò la figura di Mons. Saretta in maniera
quanto piana altrettanto elevata facendo una acuta analisi dello spirito forte, superiore, volitivo e generoso del defunto.
Ricordando il tempo in cui fu cappellano a S. Donà di Piave, S. Ecc. Mons. Ettore Cunial affermava come fosse
un doveroso tributo di riconoscenza quello che stava compiendo nei confronti di Mons. Luigi Saretta
che gli fu maestro nella parola, e col quale ebbe sempre relazioni di vera amicizia.
Era venuto per pregare insieme col popolo sandonatese, per godere del dono più gradito: l'unione, come allora,
con quanti hanno ricevuto i benefici dell'apostolato del Sacerdote defunto nella Chiesa ricca di tanti ricordi.
Chi vuole commemorare Mons. Saretta, proseguiva il Presule, deve entrare nella storia di S. Donà di Piave perché le opere e le iniziative portate a termine dal defunto pastore sono testimonianza, insieme, del suo lavoro e del suo grande cuore: opera concreta che ricorderà a tutte le generazioni questo Sacerdote e sarà motivo di meditazione.
L'Arcivescovo tratteggiava a brevi cenni la figura sacerdotale di Mons. Saretta: figura superlativa,
che lasciava un'impronta su quanti l'avvicinavano.
Immesso nel ministero pastorale dopo le prime esperienze nell'ambito diocesano, seppe adeguarsi ai tempi,
che bisognava capire, con una preparazione da antesignano per il trionfo della libertà, per la moralizzazione
della coscienza sociale. Iniziava allora il tempo della presenza sociale del mondo cattolico per affrettare
la realtà della nuova vita italiana, tormentata dalle molte passioni.
La sua giovinezza veniva a trovarsi nel turbine tragico della guerra ed egli rimane oggi sintesi
dell'ora più tremenda della storia sandonatese.
Quest'anima si è gettata a capofitto a ricostruire con una visione cristiana, civile, sociale di vasta portata...
Era il tempo del "carrettino" e fra le necessità, le indigenze, egli si manifestava irruente, violento domandando
talvolta fino all'ultimo centesimo ai suoi collaboratori per sanare situazioni difficili. In mezzo a situazioni più impreviste
egli sapeva salvare la impostazione cristiana di tutta la vita sandonatese. Agiva nonostante la sua salute cagionevole.
L'Arcivescovo vicegerente di Roma testimoniava come Mons. Saretta sia stato di orientamento alla sua vita
sacerdotale. Fu certo una vita forte che talvolta può accusare anche debolezze, però più si andrà avanti,
più i Sandonatesi si accorgeranno quanto gli dovranno riconoscenza.
In particolare, affermava l'Arcivescovo, Mons. Saretta ricorda ai Sacerdoti che il Signore li ha mandati
in mezzo al mondo per essere testimonianza dell'Eterno Sacerdote, e che il mondo oggi ha bisogno di Sacerdoti
come Papa Giovanni XXIII che ha messo in ginocchio tutto il mondo con la carità di Cristo.
Veniva quindi cantato il «Libera me Domine» e l'Arcivescovo dava la assoluzione al tumulo. Successivamente,
scoperto il busto in marmo, che il Prof. Francesco Rebesco, con mano d'artista ha scolpito ritraendone fedelmente
un Mons. Saretta nel pieno vigore delle sue forze, sorridente e serio allo stesso tempo, e veniva da Mons. Cunial benedetto.
A questo punto, per ricordare le benemerenze oltre che civiche anche patriottiche del defunto, dalla Banda
fu eseguita la Leggenda del Piave.
Mons. Dal Bo diceva perché il busto fu collocato sull'atrio del Duomo, e passava a leggere l'epigrafe
scolpita sulla lapide posta sotto il busto: essa infatti dice:
Mons. Dott. Luigi Saretta
Arciprete di S. Donà di Piave dal 1915 al 1961
Qui egli invita ancora i suoi figli
ad incontrarsi con Dio nella chiesa
da lui rifatta e abbellita
dove ha pregato insegnato ammonito
ricostruttore spirituale e civile
della sua parrocchia profuga e distrutta
Qui egli ricorda a coloro che entrano
le sue opere il suo esempio il suo insegnamento
La Parrocchia riconoscente
L'Arciprete diceva che S. Donà, in questa circostanza, voleva accomunare nel ricordo e nel suffragio
anche altri benemeriti sacerdoti che esplicarono la loro attività sacerdotale a fianco di mons. Saretta,
quali Don Carlo Marcon, Don Giuseppe Zaio, salesiano, don Giuseppe Ferrarese, le cui salme avranno comune
definitiva sepoltura nella tomba dei sacerdoti nel nostro Cimitero, e Mons. Primo Barbazza,
ex Cappellano di S. Donà deceduto per tragico incidente appena pochi giorni prima.
Terminava dando un pubblico elogio alla Amministrazione Comunale per aver pensato e messo in esecuzione il progetto
di una tomba per i Sacerdoti, e per la entusiastica e fattiva collaborazione data per onorare degnamente Mons. Saretta,
grande benefattore della Città, e ringraziava quanti aiutarono la parrocchia in questa circostanza.
Si formava un lungo corteo da parte di Autorità e popolo, che si recava al Cimitero per deporre corone
di fiori e per un ultimo suffragio."
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