Storia di San Donà
attraverso foto e cartoline

Il municipio

Fin dalla sua nascita, il palazzo del Municipio chiudeva con un fronte di 50 metri il lato ovest di piazza Indipendenza.

1901: Piazza Indipendenza e il municipio

1908: Piazza Indipendenza e il municipio

1910: Piazza Indipendenza e il municipio

1919: la vita riprende; le baracche degli uffici comunali

Il Municipio fu ricostruito sulle macerie dell'edificio precedente, sempre a chiudere con un fronte di 50 metri il lato ovest di piazza Indipendenza.
Il nuovo palazzo, progettato da Camillo Puglisi Allegra, riprendeva i volumi e la collocazione del palazzo precedente. Gli archi hanno dimensioni maggiori, la facciata è decorata da paraste, festoni, semicolonne e trabeazioni movimentate; il corpo centrale, sovrastato dall'orologio, è caratterizzato dalla presenza dello stemma comunale.

Qui sotto una foto di qualche anno dopo.

Nel 1923 era venuto il Duce a inaugurarlo. La mattina era passato per Croce a deporre una corona d'alloro sulla tomba di Tito Acerbo, fratello di Giacomo. Quindi giunse a San Donà e dal palco pronunciò un memorabile (?) discorso. Una lapide posta all'interno del municipio, sul pianerottolo dello scalone trionfale, ricorda l'avvenimento.

La frase pronunciata da BENITO MVSSOLINI il III-VI-MCMXXIII nel municipio di San Donà, un riferimento alla Grande Guerra (“Qui una volta giunse il nemico, gli italiani giurano che non tornerà mai più”) rimase corredata di tanta firma fino al 1945, quando fu abrasa dai partigiani nel 1945.

Ma la firma ritornò qualche anno più tardi, fino a quando nel 1965 Antonio Balliana, comunista e consigliere comunale la fece nuovamente cancellare. La firma ricomparve a metà degli anni ’90 con il sindaco leghista, il primo del Carroccio a capo della città, Gianfranco Marcon che ascoltò il suggerimento del missino Ennio Mazzon, mussoliniano della prima ora, seduto a sua volta in Consiglio all’opposizione.