Storia di San Donà
attraverso foto e cartoline

Il Palazzo del Consorzio dell'Acquedotto

noto anche come "Casa del Fascio"

A completare il lato nord di piazza Indipendenza venne costruita, nel 1933 quella che doveva essere la sede dell’Acquedotto del Basso Piave.
Nella sua struttura generale il palazzo aveva una pianta pressoché rettangolare, era composto “da un piano terra con antistante porticato, mezzanino, primo piano, sormontato da una parziale sopraelevazione costituente il secondo piano della fabbrica”; l'area coperta da questa costruzione era di mq 411,20. Lo stile prescelto “con le decorazioni esterne in pietra viva artificiale e rivestimenti con intonaco a graniglia bocciardato, poggiato su conci bugnati e modanati”, era perfettamente rispondente “nelle linee generali e nei particolari costruttivi alla concezione e ai motivi architettonici del prospetto principale del contiguo palazzo adibito a sede dei Consorzi di Bonifica”.

Il Consorzio dell'Acquedotto occupava i locali del mezzanino, mentre la parte soprastante, di proprietà comunale, era stata data in affitto al Partito Nazionale Fascista perché vi stabilisse la sede delle “organizzazioni del regime”.

1932: l'angolo della piazza in costruzione.

Qui sotto una cartolina del 1938.

Fu l'attentato alla Casa del Fascio il 10 gennaio 1944 che diede origine alla repressione fascista che portò all'arresto dei principali esponenti della Resistenza locale.

Dopo la guerra, divenne il palazzo della Pretura.

Divenuto sede di alcune associazioni si ritrovò sfitto dopo che fu costruita la Casa delle Associazioni al centro del Parco Benjamin. Rimasto senza una vera e propria destinazione entrò nel contratto di pagamento quale ultima rata da pagare alla ditta che aveva realizzato il teatro.

La destinazione ultima dello stabile diede origine a un divertente e ridicolo siparietto alcuni anni fa quando il sindaco Cereser lasciò intendere che al suo posto sarebbe stato realizzato un albergo. Insorse il signor Mazzon, ultranostalgico del Ventennio nonché per diverse tornate consigliere comunale della destra locale, che ricordò come in quello stabile avesse dormito Benito Mussolini: «Lo sappiamo benissimo ed è accaduto veramente, questa è storia della nostra città. Mussolini ha dormito in quello stabile perché era la casa del fascio. San Donà è permeata dal fascismo, anche se non lo si vuole ammettere. Ci sono ancora in pieno centro, e si vedono in controluce, le teste del duce su alcuni muri».
La proposta di un albergo in centro, anche solo ipotizzata, era bastata a vellicare l'irritabilità della destra locale: «Ci auguriamo che non accada questo», disse Mazzon, «non abbiamo bisogno di un altro albergo in centro città, non ce n'è motivo. Invece la ex pretura potrebbe diventare un centro culturale nuovo, un museo di ampio respiro o comunque restare un immobile da rivalutare non a fini commerciali. E, perché no, anche un qualcosa che ricordi che quella era la casa del fascio di San Donà, che ci ha dormito il duce, senza voltare le spalle alla nostra storia e a chi non ha mai rubato a differenza dei politici di oggi».

Tralasciando di chiosare l'ultima affermazione, è certamente opportuno ricordare e conoscere la storia. E proprio per questo trasformare la Casa del Fascio in un albergo sarebbe una buona idea, immaginando che i sonni di persone perbene, innamorate della pace e della bellezza, possano riscattare la turpe notte a San Donà del "porco" che sognò e portò l'Italia in guerra, lasciandola sommersa da un cumulo infinito di macerie morali e materiali... lui, il mai troppo esecrato duce le cui idee, imbevute di razzismo e violenza, continuano, a distanza di decenni, ad ammorbare la vita della società italiana.