Storia di San Donà
attraverso foto e cartoline

Il mercato coperto e la pescheria

All'inizio del secolo molti spazi pubblici erano occupati dai carretti e dalle informi baracche dei venditori di frutta, verdura e pesce, che “deturpavano” - secondo i giudizi espressi in Consiglio comunale - la via Maggiore, il centro del paese, lo spiazzo intorno alla chiesa, impedivano la libera circolazione e costituivano anche un pericolo per i passanti nelle ore notturne.

In ripetute occasioni l'Amministrazione comunale aveva valutato proposte per la soluzione del problema ma la guerra aveva annullato ogni sforzo e alla sua conclusione, evidentemente, la questione si ripropose in termini uguali; ancora nel 1924 ci si occupava dello spostamento dei “rivenditori di ortaggi e frutta installati in baracchini di legno dall'aspetto indecoroso posti ai lati della chiesa” poiché “gli sforzi fatti del Comune per eliminare questo sconcio nell'estetica cittadina, fino allora non avevano approdato a nulla”.

Scriveva il Podestà comm. Costante Bortolotto al prefetto di Venezia: “...In questo paese vi è urgente necessità di togliere dalle piazze e dalle vie principali la bruttura di informi baracche nelle quali si vendono le frutta e la verdura e che danno un aspetto molto primitivo e poco decoroso a questo centro che si avvia rapidamente ad assumere un aspetto urbano. Le baracche suddette danno luogo poi alla formazione di veri immondezzai nei punti più frequentati del paese e questo inconveniente deve essere inderogabilmente rimosso, oltre che per ragioni di decenza anche per ragioni di igiene”.

Il clima di rilancio dell'immagine del paese che il piano regolatore di Camillo Puglisi Allegra e Max Ongaro aveva proposto portò il Consiglio comunale, nel 1921, a ipotizzare l'acquisizione di un'area specifica per la costruzione di mercati coperti, quindi individuandone una particolarmente adatta lungo la via XX Settembre, di proprietà dell'Ospedale Civile Umberto I (donazione Vincenzo Bortolotto).
“In via assolutamente provvisoria” la precedente Amministrazione comunale aveva già occupato l'area in questione costruendovi un mercato del pesce; quella attuale iniziò le trattative con l'Ospedale per averne la proprietà, estendendo il progetto ai mercati della frutta, della verdura e del pollame. Trattandosi di un'area estesa, propose anche di riservarne una parte alla costruzione di un palazzo governativo, dove avrebbero trovato una sede adatta e decorosa la pretura, l'Agenzia delle imposte, l'Ufficio registro, l'Ufficio delle poste e telegrafi, la commissione per i danni di guerra, l'ufficio tecnico per il Ministero delle Terre Liberate. Dal momento che questi uffici governativi dipendevano da vari ministeri e le difficoltà da superare perché il governo dei provvedesse erano grandi, l'Amministrazione Comunale era disposta a cedere loro gratuitamente l'area che sta per acquistare e ad assumersi l’onere della costruzione, confidando che il Ministero accordasse le somme occorrenti sul fondo di disoccupazione, quindi a interesse zero.
Le trattative per l'acquisto dall'Ospedale però non furono rapide, andarono anzi tanto per lunghe che fecero sfumare anche possibili cessioni di una parte dell'area all'Unione Agraria Cooperativa, che avrebbe voluto costruire lì la sua sede e quella della locale cattedra di agricoltura.
Nel febbraio 1923 il sindaco di San Donà chiedeva addirittura, per superare i ritardi burocratici frapposti dall'Ospedale (che ancora non aveva predisposto la documentazione necessaria alla vendita) che il terreno in questione fosse dato in uso al Comune, in modo da poter iniziare i lavori. Ma nulla di tutto ciò avvenne. Solo il 6 marzo 1924 l'Amministrazione dell'Ospedale Civile avvertiva di essere entrata in possesso del certificato catastale del fondo “Pescheria” e degli altri certificati ipotecari dimostranti la proprietà e la libertà del fondo stesso, e il 26 aprile furono definite le condizioni di pagamento per l'acquisto del fondo. Il placet della Prefettura porta la data del 24 settembre 1924, ma il contratto di compravendita delle sottoscritto dalle partì il 28 aprile 1926!
Subito dopo l'autorizzazione della Prefettura l'Amministrazione comunale incaricò il suo ingegnere Giovanni Ongaro di stilare un piano di utilizzo dell'area. Allo scopo di offrire sia agli ambulanti delle strade che ai rivenditori fissi dei piccoli negozi a un modico affitto, era stato elaborato “un tipo di costruzione più economica possibile”.
Il progetto presentato il 15 marzo 1924 prevedeva la costruzione di due file di negozi (14 in tutto) con un porticato anteriore. Nello sfondo ci sarebbe stata la tettoia per la pescheria e “ad esse lateralmente due tettoie coperte per il mercato degli erbaggi e della frutta”. Dietro a queste, tre magazzini, che avrebbero dovuto essere adibiti a deposito dei materiali di proprietà comunale. “La necessità di questi magazzini è manifesta” affermava l'ingegner Giovanni Ongaro, “Infatti il Comune attualmente tiene ad uso magazzini n.2 baracche il cui smontamento sarà ben presto necessario, di una per liberare il cortile del palazzo comunale, l'altra per liberare l'appezzamento ex sede del Lazzaretto. Dei quattordivi negozi, i due verso via XX Settembre presumo potranno affittarsi a L. 1400 annue ognuno, gli altri in media a L.500 ognuno. Il fitto totale annuo lordo che potrà ricavarsi sarà di L. 8800. Ammettendo del 25% le spese per le tasse e manutenzione, si deduce che la rendita netta sarà di L. 6600, così che sul capitale impiegato in queste costruzioni, il Comune realizzerà un interesse non minore del 5,50% e godrà gratuitamente dei tre magazzini”.

Pagina tratta dal libro di Giacomo Carletto

2014