Storia di San Donà

Un bel murale al posto del muro imbrattato


Sulla facciata imbrattata di Parco Agorà nel giugno del 2017 comparve un murale, di quasi 100 metri quadrati, opera dei rifugiati.
È uno dei risultati del progetto Sprar, il progetto di integrazione diffusa che mira a integrare e dare cittadinanza ai cittadini rifugiati. Era il risultato del progetto Impronte Future, presentato dall’amministrazione comunale e dall'assessora alle Opportunità Sociali, Maria Grazia Murer, in collaborazione con le cooperative 'Il villaggio globale' e 'Coges Don Lorenzo Milani' e l’associazione 'Kantiere Misto'. I rifugiati del progetto Sprar, circa 40, tutti di sesso maschile, che hanno collaborato alla realizzazione del murale provenivano da aree di gravissima crisi quali Afghanistan, Pakistan, Siria, Sierra Leone, Corno d’Africa, Sudan. Il soggetto del grande murale, che presenta uno sfondo naturalistico, del verde, con montagne e cielo, . era stato definito insieme a loro, attraverso specifici workshop.

Curioso fu quel che accadde all'inizio dei lavori: intervenne sui giornali con una... come chiamarla... piazzata? Un intervento a gamba tesa?... la ex sindaca Zaccariotto che di nuovo si ricandidava alla guida della città. E lo fece, a mio avviso, in modo improvvido: «Non possiamo accettare dei rifugiati a dipingere un murales in pieno centro, la città si deve ribellare!» disse non so dove, non so a chi; frase che il giornalista Cagnassi riportò virgolettata sul giornale.
Come se non bastasse, Francesca nostra aveva ampliato il discorso: «Questo è il degrado che ha lasciato il Comune nella mia città, nella città dei sandonatesi come me. Posso capire se fossero stati chiamati dei grandi artisti, dei nomi importanti tra i pittori della città, che ne so un Adriano Pavan e altri. Non certo dei richiedenti asilo che nulla hanno a che fare con San Donà. Un fatto terribile. Hanno messo all’asta la bella voliera degli uccelli, mentre non si accorgono delle bande che girano attorno al parco, dei vetri sporchi agli uffici Urp, le ragnatele. San Donà ormai non sarà più dei suoi cittadini con la gente che si vede in giro. Era la città dei fiori, premiata dal ministero dell’Interno. Non quella che vediamo oggi».
Una sequela di luoghi comuni, comica e insieme fastidiosa, come il cicaleccio di una vecchia comare... L'integrazione passa attraverso segnali interessanti e forti; inoltre la città è di chi per essa fa qualcosa di bello.
Chi ce l'ha l'esclusiva sul bello? Adriano Pavan? O qualcuno della sua generazione? Purché della città? Ma dai...
Avremmo dovuto far salire il poveretto, o un altro poveretto ormai sull'ottantina, sulle impalcature? Un poveretto che non ha mai dipinto murales? Avremmo dovuto stampare in gigantografia uno dei quadri noti? Ma dai...
Come si vede, le risposte nascono spontanee.

Ma poi, ancora: «Hanno messo all’asta la bella voliera degli uccelli».
Ovvio! Volevi lasciarla lì dove l'aveva collocata la tua amministrazione, a deturpare il senso di una agorà? Era il male minore, venderla, a qualcuno che ama gli uccelli in gabbia... Venderla era l'unica pezza che si poteva mettere a una scelta scellerata, a una spesa sciocca e rivelatrice di un cattivo gusto senza limiti.

Purtroppo il cattivo gusto non si limita a piazzare voliere in mezzo all'orchestra di un'agorà, pensata per tutt'altra cosa, ma a scandalizzarsi se qualcuno vuol darsi da fare per abbellire la città, come se l'esclusiva dei lavori di abbellimento fosse riservata ai sandonatesi... E chi è sandonatese? Non è forse chi ci vive, che venga da Fossà o dal Pakistan? Che ci viva da sette generazioni o da una?
Questo concetto di proprietà su di una città te lo dovresti un attimo rivedere, cara Francesca...

Venne la risposta dell'assessora Murer a riportare le cose nel loro giusto alveo: «San Donà ospita da quasi due anni rifugiati e nessuno si è accorto della loro presenza, e ammontano a zero i reati o le eventuali denunce a loro carico. Sono invece protagonisti attivi nella tutela della città. Tanto per citare le ultime esperienze, hanno adottato la ciclabile di Calvecchia pulendola due volte a settimana. E hanno collaborato, sotto la pioggia, all’allestimento delle Giornate dell’Arcobaleno. Inoltre frequentano corsi di italiano e di sicurezza, ai fini della loro integrazione. Assolvono quindi a un ruolo di cura della città, che dovrebbe essere sentito da tutti, residenti o rifugiati che siano».

Poteva finir lì.
E invece qualche giorno dopo intervenivano la Lega e Fratelli d’Italia: «Il degrado non si risolve in quest’area con un murales dei migranti» chiosò il leghista Alberto Schibuola, «per di più di dubbio gusto, ma con un intervento strutturale di controllo da parte di tutte le forze dell’ordine»; e poi Fratelli d’Italia con Andrea Marin: «Siamo contrari ai murales dei richiedenti asilo al parco Agorà in centro città. A San Donà non siamo in Africa!». Il vicegovernatore, Gianluca Forcolin, invitava il Comune a impiegare gli immigrati piuttosto per la pulizia dei parchi e lo sfalcio di erba ai bordi delle strade.

Commenti che si commentano da soli e che qui ho riportato perché rimangano nella memoria di tutti.

Rispondendo alla Zaccariotto, Alessandro Angellotti, segretario del Pd, osservava: «Come si può criticare un intervento in un’area del parco Agorà, che la sua amministrazione ci ha lasciato degradata, oltretutto realizzato a costo quasi zero, e che aiuta l’inserimento sociale dei rifugiati?».
Francesca Zottis dal consiglio regionale polemicamente aggiungeva: «Zaccariotto pensi ai lavori socialmente utili che affidava a Maritan, ai 16.000 euro spesi per la voliera in Parco Agorà, ai costi faraonici per la riqualificazione di piazza Indipendenza. Parco Agorà soffre di una cattiva progettazione, e questo lo rende luogo ideale per chi vuole delinquere. La soluzione è rivivificare questo luogo, anche attraverso iniziative come quella della street art».
Francesco Esposito di Sinistra Italiana parlò di “Santa Inquisizione”: «Stucchevole la recente dichiarazione della Zaccariotto. Se non sei un artista di grido o un cittadino del posto non puoi permetterti di rendere artistico un muro squallidamente grigio e, se sei addirittura un immigrato, vieni additato come un pubblico pericolo. È il Medioevo».

Ma io sono convinto che nemmeno Francesca nostra pensasse quelle brutte cose: purtroppo in campagna elettorale si è sempre chiamati a dire qualcosa su tutto, e ogni tanto si scivola.