Storia di San Donà
attraverso foto e cartoline

Piazzetta Trevisan

A colui che (col cognato Marcello) fu l'acquirente della Castaldia, e quindi acquirente in proprio della quota del cognato e quindi di altri vasti territori in San Donà, a colui che tanto si dette da fare perché la gastaldia venisse eretta a parrocchia e che ebbe il compito di erigere la prima chiesa parrocchiale (intitolata a Santa Maria delle Grazie), fu intitolata la piazzetta antistante il duomo. Era il 1920.

La piazza nacque completamente nuova dopo la I guerra mondiale. Prima vi era un fronte unico di edifici che fronteggiava il tempio, non dotato di pronao.

Il pronao come giustificazione della Piazzetta Trevisan (G. Carletto)

Alla fine della guerra anche la chiesa dovette essere ricostruita.
L'architetto Giuseppe Torres, incaricato del progetto da monsignor Saretta, propose come prima soluzione un prospetto che ricalcava i motivi architettonici del tempio distrutto. In seguito però, alla luce del piano di ricostruzione per San Donà elaborato da Max Ongaro e Camillo Puglisi Allegra, che prevedeva la costruzione di una piazza di fronte alla chiesa, Monsignor Saretta pensò di completare la facciata con l'aggiunta di un pronao, già ipotizzato nel progetto ottocentesco di Antonio Diedo, ma sempre accantonato, sia per i costi sia per la mancanza di spazio: senza una frattura della linea continua delle case prospicienti il tempio, la sua costruzione avrebbe infatti privato il paese di uno dei luoghi essenziali per la vita sociale.
Questo progetto tuttavia era rimasto talmente vivo nella memoria che il primo progetto proposto da Giuseppe Torres non fu approvato dalla Commissione edilizia proprio perché se ne discostava molto.

Nel giugno del 1922 il Comune autorizzò la Chiesa ad occupare la parte di suolo pubblico necessaria alla costruzione del pronao, delle cappelle laterali e di una leggera scarpata, corrispondente “a una piccola parte della superficie che in passato aveva costituito il vecchio cimitero situato intorno ad essa”; il progetto fu rielaborato secondo le richieste, facendo corrispondere il pronao alla sola navata centrale

è interessante notare che la Chiesa di San Donà rappresentata da Monsignor Saretta non si pose in una posizione subalterna di fronte alla trasformazione del paese, ma ne diventò parte attiva: sicuramente fu proprio la costruzione del pronao che diede forza alla proposta della piazza progettata da Ongaro e Puglisi Allegra, poiché senza questo edificio monumentale la prospettiva rettilinea che avrebbe dovuto congiungere la chiesa con Piazza IV Novembre avrebbe perso significato.
Grazie a questo intervento lo spazio prospiciente la chiesa venne nobilitato e le costruzioni che sorsero intorno ad esso non poterono non tenerne conto tanto che questa piazza fu l'unico luogo dove si progettò e si realizzò in parte un continuum di edifici monumentali: il palazzo Roma, il palazzo Rizzola Bimbi (solo progettato), il palazzo Bersani (solo progettato), la palazzina Augustini e il palazzo Bressanin (poi Lunardo, oggi banca), ideati da diversi architetti ma tutti tesi a confrontarsi col pronao.

È vero che per molti anni la piazza rimase incompiuta, tuttavia il non aver realizzato pienamente quegli edifici non fu segno di una progettazione astratta, ma solo di una lunga crisi economica che frenò i grandi sogni della Ricostruzione.

1921: piazzetta Trevisan in costruzione

La palazzina Augustini risulta già realizzata.

1928: piazzetta Trevisan, lato sud (palazzo Bressanin)


1930: piazzetta Trevisan.
A sinistra si vede Palazzo Bressanin




1932


1937: è comparsa la fontana


1938


Anni 1940

Cercansi i nomi dei bizzarri personaggi nella foto

Qui sotto, alla cartolina è stato strappato il francobollo, ma sulla destra si legge bene l'insegna del Cinema Progresso.

1943: piazzetta Trevisan è chiamata "Piazza del Duomo"


Anni '50

1956

Marino Perissinotto: Me piase, su'a sinistra, vedar el paeaz de Boscaro [Bressanin]; co podee, ndee a vedar 'a vetrina coi s-ciopi e 'e pistoe, e sognée. E in fianco é el rosegot co 'a botega del frutariol. Da drio, l'antena vecia de 'a SIP... e el semaforo picà al fil, sora 'l incrocio. Co 'a é stata fata 'sta fotografia, i me cambiea ancora i panesei.

Giorgio Onor: 'A botega del frutariol 'a jera quea de 'a Marina Patan, che 'a fea orario continuato, nel senso che praticamente 'a vivea in botega e se te ndea a trovarla intorno a un bot te 'a trovea che 'a jera drio desnar co 'a pignatea de fasioi in te i zenoci.

Anni '60

Si vede all'angolo il Cinema Progresso e a fianco di quello il Bar Venezia, della Cina. Manca ancora il Palazzone dell'INA

Ladi Diana: Il cinema Progresso... si andava a vedere i film di cartoni animati

Massimo Bedin: Me fradel me diséa - Stà tento ai cueatoni! - Il bar della Cina si chiamava "Venezia"? Mi pare fosse sotto al cinema. Anche le nuvole "tarocche" non sono male (si usava spesso nelle cartoline d'epoca)

Giulia Roberta Casagrande: "Mio papà dice sempre "La Cina è vicina al progresso"! Adesso l'ho capita...

1961