Storia di San Donà

Piazzetta del RUGBY


Un riconoscimento unico in Italia al mondo della palla ovale

Il 12 giugno 2021 alle 11, sotto un sole particolarmente acceso, si è tenuta la cerimonia d’intitolazione in via Sabbioni della “Piazzetta del Rugby”.
Circa due anni prima (2019) c’era stato l’annuncio; nel 2021, ancora in piena pandemia, la promessa è diventata realtà.
Erano presenti il delegato alla presidenza della federazione Nazionale Rugby, il Sindaco Andrea Cereser, il delegato del Sindaco della Città Metropolitana Saverio Centenaro, gli esponenti di tutte le istituzioni, associazioni e scuole sandonatesi e, naturalmente, i rappresentanti dell’associazione Rugby San Donà,
Qui, nel centro del polo scolastico di via Perugia, alla fine di Viale Libertà, dove un tempo, come ricorda il nome della trasversale, c’erano appunto i sabioni, allora alla periferia della città, è nato il rugby sandonatese, il rugby razza Piave, come l’hanno chiamato i relatori.
Qui gli ideatori della piazza, prendendo spunto dalla irregolare rotonda di accesso al polo scolastico


L’area dell’intervento

hanno pensato di trasformare l’ovale irregolare in una piazza-parcheggio dalla perfetta forma di pallone da rugby (la pianta sarà visibile appena Google metterà online l’aggornamento delle piante di san Donà)


Il giorno prima: tutto pronto per l’inaugurazione; le due sculture alle estremità della piazza sono ancora coperte dal nylon nero.


Il taglio del nastro.

«La piazza è il ringraziamento della comunità a uno sport che coniuga emozioni, cultura, solidarietà e volontariato» ha spiegato il sindaco, «significa anche riconoscere il ruolo educativo e formativo dello sport nel formare cittadini migliori». La “Piazza del rugby” non a caso si trova nei pressi degli istituti scolastici per enfatizzare il legame tra sport e istruzione nel formare generazioni di valore.

«Via Sabbioni è stato il primo luogo dove si è parlato di rugby», ha raccontato il presidente della società sportiva, Alberto Marusso, «e oggi grazie alla sensibilità del Comune intitoliamo una piazza, io credo caso unico in Italia».

«Un luogo simbolico non da poco perché questi 100 metri quadrati, che da oggi racchiuderanno la piazzetta, furono il primo storico spazio in cui si giocò a rugby a San Donà» ha ricorda l'assessore allo sport Stefano Serafin.

Siamo praticamente a casa della famiglia Pacifici nel 1959. Poco lontano abitava (e abita) anche la famiglia Pilla, sempre tra i fondatori. Qui Mario Pacifici, che aveva imparato a giocare a rugby al Collegio Brandolini di Oderzo, e l’amico Corrado Teso organizzarono le prima partite di rugby.
Il 30 settembre 1959 Mario Pacifici lanciò l’Associazione Rugby San Donà; la sua casa, in via Sabbioni 21, fu la prima segreteria, presidenza, luogo di reclutamento dell’associazione sportiva.
La prima squadra che partecipò al campionato dell’esordio 1960/61 era formata da studenti, liberi professionisti, operai della Papa, artigiani, contadini.

Il rugby razza Piave, con la denominazione di “Fracasso San Donà”, approdò alla massima serie al termine del campionato nel 1975-76, e vi è rimasto ininterrottamente con la sola battuta d’arresto del 2005, recuperata già nella stagione successiva. In questi anni ha sfornato campioni di livello internazionale, identificandosi sempre di più con la San Donà sportiva e costituendo a tutt’oggi lo sport più blasonato in città.

Lo scrittore Luigino Zecchinel ha poi tratteggiato con poesia la descrizione della peculiarità del rugby: «Lo sport aveva affascinato Pacifici per il valore del gruppo, della collaborazione; questo sport strano, con una palla tutt’altro che sferica, irregolare, allora rimediata da un budello di animale, coi i suoi rimbalzi imprevedibili è una metafora della vita; è uno sport dove, per avanzare e arrivare alla meta, bisogna sempre tener d’occhio chi ti sta in fianco».

Come sponsor storico del rugby San Donà erano presenti anche i dirigenti della Lafert, rappresentati dalla direttrice amministrativa e finanziaria Cristiana Damele: «Ci sentiamo profondamente legati a questo sport – ha spiegato Damele – perché ne condividiamo i valori: lealtà, determinazione, coraggio, voglia di mettersi in gioco e di sporcarsi le mani, ma soprattutto il gioco di squadra».

Le sculture

Alle estremità della piazza sono state poi svelate (dagli sportivi più o meno in erba) le due sculture (ritagliate in lastre di acciaio corten, che, se poco concedono alla sterometria, si fanno apprezzare per il valore simbolico) dell’architetto Cristiano Giacomel, ex giocatore di rugby.


La palla ovale

La palla ovale e Il ragazzo esile con il pallone in mano, simbolo del rugby come sport accessibile a tutti. Entrambe le sculture sono affiancate da una pila di libri a simboleggiare quanto sport e istruzione siano legati e fondamentali nel formare generazioni di ottimi cittadini.

Il ragazzo col pallone da rugby

Una riproduzione della figura del ragazzo è stata donata a Lafert in segno di ringraziamento per il sostegno dimostrato in tutti questi anni.

Alla fine si è tenuta la tradizionale consegna del “Foulard di Virginia”, riconoscimento voluto dal rettore del Senato accademico Luigino Zecchinel per ricordare la moglie, che tanto ha dato al mondo della palla ovale sandonatese. Nel ricordare Virginia, si sono premiate altre donne che si sono distinte sul territorio, quest’anno soprattutto quelle in prima fila durante l’emergenza sanitaria.