Storia di San Donà
attraverso foto e cartoline

'A pitona

La "pitona" (accovacciata) è il monumento a Giannino Ancillotto, asso dell'aviazione della prima guerra mondiale, nato a San Donà nel 1896 e morto in un incidente automobilistico a Caravaggio (BG) il 18 ottobre 1924.
Il fascismo, che aveva fatto propri gli eroi della Grande Guerra, intese subito innalzare a Giannino Ancillotto un monumento grandioso: venne promossa una sottoscrizione nazionale, alla quale contribuì in maniera cospicua il governo peruviano (30.000 lire su un costo totale di 52.000). Giannino Ancillotto si era distinto infatti per essere stato il primo aeronauta a sorvolare le Ande peruviane.

Il luogo deputato fu individuato nella piazza Indipendenza di San Donà, cittadina natale dell'eroe nonché humus fertile per la propaganda fascista (non è un caso che il grande congresso delle bonifiche si fosse tenuto proprio a San Donà, poco prima che avvenisse la marcia su Roma).

Progettò l'opera l'architetto Pietro Lombardi e lo fece secondo la retorica ampollosa e magniloquente di quegli anni. Primo linguaggio architettonico di un regime che non aveva ancora consolidato le sue basi (e il suo stile) fu il linguaggio futurista. San Donà ebbe così il suo monumento futurista.

Nel 1931 il monumento risultava completato: evocava la sagoma di un aereo, immagine però percepibile con chiarezza solo attraverso una visione zenitale. Frontalmente apparivano le due ali dell'aereo, caratterizzate da robuste fiamme e profili di aquile ad altorilievo, con andamento simmetrico e convergente. Lo scultore di queste parti era tal Valerio Brocchi (Nomen omen). Al centro era posta una colonna in granito, che fungeva da asse di simmetria, proveniente dall'Antiquarium di Roma e dono del governatore Boncompagni Ludovisi. L'opera era completata da due rilievi in bronzo che raffiguravano rispettivamente un ritratto di Giannino Ancillotto e l'impresa dell'abbattimento del drachen di Rustignè (da cui il motto dannunziano "perficitur igne": è reso perfetto dal fuoco). Due corone di bronzo completavano la decorazione del monumento.

Vista dal basso però, dal piano stradale, cioè da dove tutti la vedono, la scultura ricorda una grande gallina ("pitona") accovacciata; soprattutto il fascio littorio appoggiato alla colonna ricorda il bargiglio della "pitona"; onde vien facile ribattezzarla così in spegio alle intenzioni dell'autore e al regime. Il monumento venne inaugurato il 15 novembre 1931 (vedi foto sotto) alla presenza del ministro dell'aviazione Italo Balbo e di tutte le autorità civili e militari.


Qui sotto siamo nel 1932



Qui sotto siamo nel 1942: spuntano le piantine attorno al monumento



La cartolina è stata spedita nel 1946 ma l'immagine è precedente la fine della guerra: e si può notare che il "bargiglio" della "pitona" (il fascio littorio) è già stato scalpellato via, si presume dal '43.



Qui sotto siamo nel 1956; le piantine crescono e sono diventate esotiche palme.


Qui sotto siamo nei primi anni '60: le palme sono sparite.



1966: la piazza è sempre più un parcheggio.



Passano gli anni e la piazza si fa sempre più brutta. L'amministrazione Zaccariotto (Lega Nord) decide il rifacimento della piazza e si apre un grosso dibattito sulle sorti della "pitona": c'è chi vorrebbe farla sparire per sempre in quanto esempio di scultura fascista, c'è chi propone di spostarla da un'altra parte, magari al centro della grande rotonda all'incrocio tra via Noventa e via Unità d'italia, quella che incontra chi, proveniente dall'autostrada, entra in San Donà da nord, ma significherebbe dare un'immagine distorta della città.
Alla fine la "pitona" viene spostata di qualche metro verso la strada (Corso Silvio Trentin) liberando la piazza che, interamente pedonale e circondata su tre lati di portici, ritorna finalmente una vera piazza, ricordando tanto un'opera di De Chirico.


De Chirico: piazza con monumento in forma di animale aereo (1919)

Il significato simbolico che il monumento è andato acquistando negli anni (a causa della sua patente bruttezza) ne ha reso oggetto di pubblico ludibrio e di difese appassionate; per conoscere le tendenze politiche e la formazione estetico-culturale di un sandonatese è sufficiente chiedergli che cosa pensi del monumento.