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Storia di San Donà
attraverso foto e cartoline
La "pitona" (accovacciata) è il monumento a Giannino Ancillotto,
asso dell'aviazione della prima guerra mondiale, nato a San Donà nel 1896
e morto in un incidente automobilistico a Caravaggio (BG) il 18 ottobre 1924.
Il luogo deputato fu individuato nella piazza Indipendenza di San Donà, cittadina natale dell'eroe nonché humus fertile per la propaganda fascista (non è un caso che il grande congresso delle bonifiche si fosse tenuto proprio a San Donà, poco prima che avvenisse la marcia su Roma). Progettò l'opera l'architetto Pietro Lombardi e lo fece secondo la retorica ampollosa e magniloquente di quegli anni. Primo linguaggio architettonico di un regime che non aveva ancora consolidato le sue basi (e il suo stile) fu il linguaggio futurista. San Donà ebbe così il suo monumento futurista. Nel 1931 il monumento risultava completato: evocava la sagoma di un aereo, immagine però percepibile con chiarezza solo attraverso una visione zenitale. Frontalmente apparivano le due ali dell'aereo, caratterizzate da robuste fiamme e profili di aquile ad altorilievo, con andamento simmetrico e convergente. Lo scultore di queste parti era tal Valerio Brocchi (Nomen omen). Al centro era posta una colonna in granito, che fungeva da asse di simmetria, proveniente dall'Antiquarium di Roma e dono del governatore Boncompagni Ludovisi. L'opera era completata da due rilievi in bronzo che raffiguravano rispettivamente un ritratto di Giannino Ancillotto e l'impresa dell'abbattimento del drachen di Rustignè (da cui il motto dannunziano "perficitur igne": è reso perfetto dal fuoco). Due corone di bronzo completavano la decorazione del monumento.
Vista dal basso però, dal piano stradale, cioè da dove tutti la vedono, la scultura ricorda
una grande gallina ("pitona") accovacciata; soprattutto il fascio littorio appoggiato alla colonna ricorda
il bargiglio della "pitona"; onde vien facile ribattezzarla così in spegio alle intenzioni dell'autore
e al regime. Il monumento venne inaugurato il 15 novembre 1931 (vedi foto sotto) alla presenza del ministro
dell'aviazione Italo Balbo e di tutte le autorità civili e militari.
Qui sotto siamo nel 1932
Qui sotto siamo nel 1942: spuntano le piantine attorno al monumento
La cartolina è stata spedita nel 1946 ma l'immagine è precedente la fine della guerra: e si può notare che il "bargiglio" della "pitona" (il fascio littorio) è già stato scalpellato via, si presume dal '43.
Qui sotto siamo nel 1956; le piantine crescono e sono diventate esotiche palme.
Qui sotto siamo nei primi anni '60: le palme sono sparite.
1966: la piazza è sempre più un parcheggio.
Passano gli anni e la piazza si fa sempre più brutta.
L'amministrazione Zaccariotto (Lega Nord) decide il rifacimento della piazza
e si apre un grosso dibattito sulle sorti della "pitona": c'è chi vorrebbe farla sparire per sempre
in quanto esempio di scultura fascista,
c'è chi propone di spostarla da un'altra parte, magari al centro della grande rotonda all'incrocio
tra via Noventa e via Unità d'italia, quella che incontra chi, proveniente dall'autostrada, entra in San Donà
da nord, ma significherebbe dare un'immagine distorta della città.
Il significato simbolico che il monumento è andato acquistando negli anni (a causa della sua patente bruttezza) ne ha reso oggetto di pubblico ludibrio e di difese appassionate; per conoscere le tendenze politiche e la formazione estetico-culturale di un sandonatese è sufficiente chiedergli che cosa pensi del monumento. |
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