Nato a San Donà di Piave l'11 novembre 1885, figlio di un possidente agricolo, fino agli 11 anni visse nella residenza di famiglia a San Donà. Aveva 2 fratelli:
Giorgio (nato nel 1881) e Bruno (nato nel 1892).
Perso il padre a soli 7 anni, fu lo zio paterno,
Antonio Trentin, ricco possidente e filantropo, ad assumersi la tutela della famiglia del fratello. Aiuti
alla famiglia vennero anche dagli zii materni Alberto Cian e Vittorio Cian.
Dal 1896 al 1903 frequentò il Liceo ginnasio statale Antonio Canova di Treviso, da dove fu espulso nel 1903,
per comportamento troppo esuberante.
Nell'autunno del 1903 Silvio Trentin incominciò il suo ultimo anno di liceo al "Marco Foscarini" di Venezia,
frequentato soprattutto dall'alta borghesia. Il 9 dicembre 1904 si iscrisse all'università di Pisa.
Laureatosi in legge, sotto la guida di Giovanni Vacchelli, che lo considerava suo allievo prediletto
facendogli pubblicare uno scritto prima ancora della laurea, divenne in breve docente di diritto amministrativo
nelle università di Pisa, Camerino e Venezia.
Silvio sposa nel 1916 Beppa Nardari, figlia del direttore e proprietario
del prestigioso Collegio omonimo di Treviso. Silvio da interventista democratico partecipa,
come volontario, alla prima guerra mondiale distinguendosi in azioni di grande coraggio. Nel luglio
del 1917 nasce il primogenito Giorgio.
Nel 1919 fu eletto deputato, l'unico della lista Democrazia sociale veneziana, partito dal quale si allontanerà
dopo l'omicidio di Giacomo Matteotti e la secessione dell'Aventino per aderire al Partito Repubblicano Italiano.
Nel dicembre 1919 nasce la figlia Franca. Nel 1921 è sconfitto alle elezioni politiche.
Nel 1922 Silvio Trentin organizzò un convegno regionale sulla bonifica, tenutosi a San Donà di Piave,
e nello stesso anno ritornò all'insegnamento di diritto amministrativo presso l'ateneo di Macerata.
Le intimidazioni fasciste nei suoi confronti si intensificano nel ’23 quando, dall’Università di Macerata,
passa ad insegnare Istituzioni di diritto pubblico all’Istituto Superiore di Commercio Ca’ Foscari di Venezia.
I suoi scritti riguardarono vari aspetti del diritto pubblico e del diritto amministrativo.
Si ritirò spontaneamente dall'insegnamento nel 1925, in quanto strenuo oppositore del fascismo,
non accettando l'obbligo di giurare fedeltà al regime e difendendo l'assoluta autonomia dell'individuo
e dell'insegnamento rispetto al nascente regime.
Nel gennaio del 1926, in seguito al Decreto-Legge n.2300 che obbliga tutti i funzionari statali all’obbedienza
anche intellettuale e scientifica al regime fascista, Silvio decise di dare le dimissioni da docente
e di espatriare in Francia, con tutta la famiglia, dove continuò a occuparsi privatamente di diritto.
Lapide del 1954 in memoria di Silvio Trentin sul muro esterno del Municipio di Venezia,
la casa da cui partì per l'esilio
Nel dicembre del 1927 nacque il terzogenito Bruno.
Silvio si dedicò inizialmente a un’impresa agricola che presto fallì. Nonostante fosse lontano dagli ambienti
dei rifugiati politici italiani a Parigi, Silvio Trentin era sempre considerato un punto di riferimento per l'antifascismo.
Nei primi anni di esilio si impegnò nella costituzione della Concentrazione Antifascista, organizzazione
interpartitica alla quale partecipavano il Partito Repubblicano Italiano, il Partito Socialista Italiano,
il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, la Cgil e la Lega italiana dei diritti dell'uomo.
Nel 1928 diede il proprio contributo all'ideazione e alla stesura di due patti di alleanza
tra i repubblicani italiani e spagnoli.
Nel 1929 aderì al nascente movimento di Giustizia e Libertà.
Sempre nel 1929 i Trentin si trasferirono in un modesto appartamento nella cittadina di Auch,
nel sud della Francia, dove Silvio trovò lavoro come operaio in una tipografia,
un’esperienza decisiva per l’evoluzione delle sue idee. Beppa e i figli accettarono le privazioni con orgoglio,
anche perché erano testimoni della doppia vita di Silvio: operaio di giorno, attivista politico la sera;
di notte studiava, redigeva importanti opere giuridiche e di analisi storica e politica.
Nel 1934 Silvio fu licenziato dalla tipografia, e la famiglia si ritrovò in gravi condizioni economiche.
Beppa tornò a Treviso a cercare aiuti tra parenti e amici per acquistare una piccola libreria a Tolosa.
Nel ’35 la famiglia si trasferì in città. La libreria, benché minuscola, diventò in poco tempo
un riferimento per gli intellettuali antifascisti e progressisti tolosani, luogo di ritrovo di professori, avvocati,
magistrati, politici antifascisti.
Era Beppa a gestire le finanze, l’organizzazione della casa, l’economia famigliare.
La libreria non produceva molto reddito, e quindi Beppa lavorava con traduzioni e lezioni private d’italiano.
Intanto i figli crescevano. Giorgio scopriva nella libreria del padre le incisioni di Dürer e l’arte
incisoria sarebbe diventata la passione di tutta la sua vita.
Franca era una figlia modello, eccellente a scuola, la pupilla del padre, docile e ubbidiente,
finché non scoprirà il suo diritto alla libertà, all’autodeterminazione, come donna, che rivendicherà con forza.
Nel 1936 la guerra di Spagna coinvolse tutta la famiglia, e fu tappa decisiva nella formazione
politica dei figli Trentin, nella visione “internazionale” delle cose che accompagnerà sempre ognuno di loro,
nei distinti percorsi umani e professionali. Tolosa era una città di passaggio obbligato
per chi andava o veniva dal fronte spagnolo. La libreria e la casa Trentin diventarono
il centro di smistamento dei volontari dalle diverse nazionalità e lingue, di spedizione di armi,
una sorta d’ambasciata per i collegamenti internazionali. Proprio grazie alla guerra di Spagna,
i tre giovani Trentin maturarono la volontà di aderire alla stessa battaglia del padre.
Dopo la sconfitta la libreria e la casa ridiventarono mesti luoghi di passaggio all’incontrario.
Arrivavano anche gli esuli spagnoli in fuga da Franco, che Beppa con i figli assisteva nei campi profughi.
Dal ’36 in poi fu un continuo crescendo di fatti ed esperienze dolorose che compattarono sempre più la famiglia.
L’assassinio dei fratelli Rosselli il 9 giugno ’37 fu vissuto come un lutto famigliare,
oltre che come grande perdita politica.
Con lo scoppio della guerra la famiglia fu coinvolta nelle iniziative di Silvio per organizzare
la resistenza e la rete di collegamento tra servizi inglesi e resistenti francesi.
Provviderono all’ospitalità di molti esuli italiani tra cui Emilio e Joyce Lussu e l’ex primo ministro
Francesco Saverio Nitti con la moglie. In libreria vi erano continue riunioni con gli antifascisti tolosani,
e nello scantinato si nascondevano agenti inglesi.
Quando nel 1941 Silvio fondò il movimento Libérer et Fédérer (era il capo militare della formazione,
in contatto con rappresentanti dell’esercito clandestino) coinvolse fattivamente Giorgio e Franca
(Bruno era intanto impegnato con il suo gruppo di liceali anarchici).
Nel novembre del ’42, con l’occupazione tedesca di tutta la Francia, Silvio fu costretto a passare in clandestinità.
Poche settimane dopo Bruno fu arrestato con alcuni suoi compagni, sottoposto a un duro interrogatorio e messo in carcere.
Liberato, dopo il 25 luglio del ’43 chiese ai due figli maschi di rientrare con lui in Italia
per la lotta decisiva contro il fascismo. I due ragazzi lo accompagnarono nel tentativo del passaggio dei Pirenei,
poi fallito per un attacco di cuore di Silvio. Rientrarono in Italia ai primi di settembre in treno,
assieme a Beppa, allorché il governo Badoglio rilasciò i passaporti agli esuli;
a Tolosa rimase solo Franca, l’unica naturalizzata francese della famiglia.
Nella Resistenza veneta
Dopo l'8 settembre si attivò per organizzare formazioni armate partigiane in Veneto, sempre come esponente
di Giustizia e Libertà, declinando un invito di Emilio Lussu a entrare nella direzione
del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), che si trovava a Roma.
Nei giorni successivi all’8 settembre il figlio Bruno iniziò a scrivere il suo
Journal de guerre.
Silvio si faceva accompagnare da lui, non ancora diciassettenne, nella sua frenetica attività di incontri clandestini.
Questa esperienza segnerà per sempre la vita di Bruno, che fino allora aveva cercato di condurre una sua autonoma battaglia
per la libertà, in competizione con il padre.
La targa posizionata nella casa di Padova dove Silvio Trentin venne arrestato |
Il 19 novembre 1943 padre e figlio furono arrestati a Padova dalla polizia fascista.
Rilasciato a dicembre, Silvio fu ricoverato prima a Treviso, poi a Monastier per l'aggravarsi
della sua malattia cardiaca, che lo portò alla morte nel marzo 1944. Nei mesi di degenza presso la clinica di Monastier
di Treviso stese la bozza di una ideale costituzione per l'Italia liberata del Dopoguerra.
Le esequie
Un carro solitario
per le vie deserte di San Donà, per ordine delle autorità fasciste, seguito dal piccolissimo corteo,
Beppa abbracciata a Giorgio e Bruno, accompagnati dal solo amico Camillo Matter – sono
l’immagine di questo gruppo famigliare coeso e forte.
Dopo la morte di Silvio, Giorgio e Bruno si gettano immediatamente nella lotta. Durante i mesi estivi
del 1944 Bruno partecipa alla resistenza nelle Prealpi trevigiane. Giorgio resta nelle formazioni
di pianura, aggregato alle forze GL collegate alla Brigata “Mameli” di Treviso. In ottobre ’44 Bruno,
non ancora diciottenne, viene destinato al Comando regionale lombardo. A Milano diventa un gappista determinato, temerario. È tra i dirigenti dell’insurrezione di Milano. Diventa responsabile nazionale della Gioventù d’azione, l’organizzazione giovanile del PdA, portandovi lo spirito critico combattivo – contro il provincialismo e il moderatismo – dei Trentin.
Intanto Franca continua la sua attività di staffetta nella Resistenza tolosana, fino alla liberazione della città. Riuscirà a riabbracciare la famiglia solo nell’estate del ’45.
Dopo la Liberazione Beppa, tornata nella sua casa di Treviso, si mette subito a disposizione del Cln. Diventa Presidente dell’ Ufficio Assistenza Rimpatriati dalla Germania. È tra le fondatrici dell’UDI. Dal’49 fino alla morte (1967) vive a Venezia.
Giorgio nel biennio 1946-48 è segretario del Fronte della Gioventù a Treviso, segretario dell’ANPI e dirige il Partito d’Azione locale. Dal 1949 vive anche lui a Venezia, attivo nelle associazioni partigiane (Anpi e Anppia) e come critico d’arte e organizzatore culturale soprattutto nell’ambito dell’arte incisoria.
Bruno partecipa al dibattito politico interno al Partito d’Azione fino al suo scioglimento e,
dopo la laurea a Padova, nel 1949 entra nell’Ufficio studi della Cgil: da lì inizierà la sua vita
tutta spesa “al servizio della classe lavoratrice”, come amava dire. È stato segretario
generale della Fiom e della Cgil.
Franca rimane in Francia, docente universitaria alla Sorbona, fino al 1966, allorché
si trasferisce con il secondo marito, Mario Baratto, a Venezia, dove insegna in qualità di lettrice
di lingua e letteratura francese all’Università di Ca’Foscari, continuando fino alla morte
nel suo impegno politico e civile di “intellettuale militante”, fondatrice di varie associazioni
culturali e promotrice di molte iniziative, soprattutto legate al movimento delle donne e all’antifascismo.
Pensiero politico
Silvio Trentin maturò una originale teoria federalista dello Stato.
Ne "La crisi del diritto e dello stato" del 1935, Trentin espone la sua filosofia del diritto,
che gli servirà per criticare il giuspositivismo e fornire le fondamenta filosofiche alla base delle
sue concezioni di libertà, autonomia, democrazia, pluralismo. Egli sostiene che le dottrine convenzionaliste
di derivazione hobbesiana, che considerano come esistente solo il diritto positivo, sottintendono
un errore di fondo, che l'uomo libero al di fuori dello Stato sia antisociale. Per Trentin il concetto
di Stato è direttamente riconducibile alla società, poiché esso costituisce il principio su cui
si basa la convivenza civile. In "Stato-Nazione-Federalismo" del 1945, egli è alla ricerca del suo modello federalista.
La critica storica gli fornisce i presupposti teorici per trovare una base su cui fondare la coscienza federalista
e prefigurare il suo modello federale di stato.
Riconoscimenti
Otello Pighin "Renato", intitolerà a lui la brigata partigiana fondata nel 1944.
L'Università Ca' Foscari di Venezia ha reso omaggio a Silvio Trentin intitolando alla sua memoria
l'Aula Magna presso la sede di Ca' Dolfin.
A Silvio Trentin sono intitolati: il corso principale e una scuola elementare di San Donà di Piave,
una scuola media a Mestre, un boulevard nella città francese di Tolosa, una piazza a Treviso,
una riviera a Mira (Venezia) e una via a Monastier di Treviso.
Opere
Della natura giuridica dei consorzi amministrativi di bonifica nella legislazione italiana e di alcune preliminari ed attinenti, Roma, Direzione dell'archivio giuridico, 1907.
Alcune osservazioni in materia di tassa di circolazione sulle azioni commerciali, Pisa, Direzione Archivio giuridico, 1909.
Sull'impugnativa in via possessoria degli atti amministrativi, Pisa, Direzione Archivio giuridico, 1909.
L' actio finium regundorum in confronto del demanio pubblico, Milano, Societa ed. libraria, 1910.
La cosa giudicata nelle decisioni delle sezioni giurisdizionali del Consiglio di Stato, Pisa, Tip. F. Nistri, 1910.
La determinazione giuridica della natura e della estensione dei nuovi diritti e delle nuove funzioni dello Stato in ordine alla navigazione aerea , Verona, Società Cooperativa Tipografica, 1910.
Il diritto dello Stato sullo Spazio aereo, Roma, Tip. Unione Ed., 1910.
Diritto penale e diritto amministrativo, Milano, Francesco Vallardi, 1910.
La nuova legge sullo stato giuridico degli impiegati civili e la Corte dei Conti, Torino, Unione tip. editr. torinese, 1910.
La polizia della locomozione aerea, Milano, Francesco Vallardi, 1910.
La responsabilità collegiale, Milano, Francesco Vallardi, 1910.
Sulla nozione di reato contravvenzionale e di contravvenzione amministrativa, Pisa, s.n., 1910.
La difesa giurisdizionale in materia tributaria con speciale riguardo alla tassa di famiglia, Città di Castello, Lapi, 1911.
L' odierna crisi dei comuni in Italia ed i suoi rimedi amministrativi, Milano, Società Editrice Libraria, 1911.
Il decreto Bonomi sulla derivazione di acque pubbliche e gli interessi dell'agricoltura nazionale, Roma, s.n., 1918.
Per un nuovo orientamento della legislazione in materia di bonifiche in rapporto alle presenti esigenze dell'economia nazionale, Venezia, Tip. della Cooperativa Casa del Popolo, 1919.
La bonifica umana, scopo essenziale della bonifica idraulica ed indispensabile premessa della bonifica agraria, Venezia, s.n., 1922.
Gli Enti pubblici del Veneto di fronte al problema delle utilizzazioni idrotecniche, Venezia, Ferrari, 1922.
La restaurazione delle terre liberate in Italia e l'opera dell'Istituto federale di credito per il risorgimento delle Venezie, Bologna, Zanichelli, 1923.
Autonomia, autarchia, decentramento, Venezia, Ferrari, 1925.
Corso di istituzioni di diritto pubblico, Padova, La Litotipo, 1926.
Di alcune questioni in tema di processo davanti ai tribunali speciali delle acque pubbliche, Modena, Soc. Tip. Modenese, 1926.
L' aventure italienne: legendes et realites, Paris, Presses Universitaires de France, 1928.
Les transformations recentes du droit public italien de la charte de Charles-Albert a la creation de l'etat fasciste, Paris, M. Giard, 1929.
Antidémocratie, Paris, Librairie Valois, 1930.
Aux sources du fascisme, Paris, M. Rivière, 1931.
Le code penal fasciste, Paris, Editions de la Ligue italienne des droits de l'homme, 1931.
Fascisme et Société des nations, Paris, Librairie universitaire J. Gamber, 1931.
Le fascisme à Genève, Paris, M. Rivière, 1932.
La libertà e le sue guarentigie, Paris, Librairie S.F.I.C., 1932.
La mystification de l'amnistie fasciste, Marseille, ESIL, 1933.
Riflessioni sulla crisi e sulla rivoluzione, Marseille, ESIL, 1933.
La crise du droit et de l'etat, Paris - Bruxelles, L'Eglantine, 1935.
Dix ans de fascisme totalitaire en Italie: de l'installation du Tribunal spécial à l'établissement de l'Empire, Paris, Editions sociales internationales, 1937.
Lauro de Bosis: chantre et héros de la liberté, Toulouse, Jean Flory, 1939.
Stato, nazione, federalismo, Milano, La Fiaccola, 1945.
Vedi l'albero genealogico della famiglia.
Leggi:
Bibliografia
- Morena Biason, Un soffio di libertà. La Resistenza nel basso Piave, Portogruaro, Nuovadimensione, 2007, ISBN 978-88-89100-41-7.
- Luisa Bellina, Il contesto famigliare nell’esperienza di vita di Silvio Trentin, in Pensare un’altra Italia. Il progetto politico di Silvio Trentin, Istresco-Iveser, 2012.