Già nel corso dell’Ottocento, in un granaio, in un locale in via Jesolo, di fronte all'argine del Piave, di proprietà Guarinoni, era stata allestista una sala teatrale privata nella quale si tenevano rappresentazioni di opere di Goldoni, di Ferrari e di Gallina. Consisteva, sembra, in un'unica sala: "Un vero granaio, dove di giorno scorrazzavano i topi e di sera le dame e i Cavalieri affluivano. Si correva ad assistere alle rappresentazioni del Ciconi, del Fortis, del Ferrari, come pure a godere le più felici produzioni del Goldoni e del Gallina. In detta sala non mancavano due bugigattoli a modo di palchi, mentre il palcoscenico, improvvisato con poche malferma assi, nascondeva malamente gli artifici della carta dipinta” (Chimenton)
La passione per il teatro, a San Donà, durava dunque da molto tempo. Nell'ultimo ventennio del secolo questo locale era ormai degradato a semplice deposito e nessun altra struttura aveva riempito questo vuoto; anche l'Amministrazione comunale aveva difficoltà economiche. Fu in questo clima, e per rispondere a questa esigenza, che in una sera dal 1885 un gruppo di cittadini "si associò per mandare ad effetto il progetto" di dare al paese una sala teatrale "che rispondesse al suo decoro e alle esigenze della crescita popolazione", volendo concretizzare una volontà espressa dal Consiglio Comunale già in due occasioni, con le deliberazioni del 14 aprile 1874 e del 26 maggio 1881: nasceva così la “Società del Teatro”.
Il primo vero teatro di San Donà fu dunque il

Il Teatro Sociale

sorto per iniziativa di un gruppo di privati cittadini che nel 1885 costituirono la “Società del Teatro”.
Si trattava di alcuni privati che, “compenetrati dalla condizione finanziaria del comune e dalle convenienze amministrative del momento, avrebbero trovato un mezzo economico più conveniente per raggiungere lo scopo”: la Società si assunse così l'impegno di completare i lavori della palestra scolastica che il Municipio aveva deciso di costruire, con una spesa di L. 3500, adattando in seguito il locale a Sala di teatro, con una ulteriore spesa di L.3000. “... Una volta compiuti questi due lavori di completamento e riduzione, con piena soddisfazione del Municipio” questo avrebbe ceduto per 29 anni il locale alla Società “ per uso di pubblici spettacoli, nei limiti stabiliti dallo statuto sociale progettato In data 15 febbraio 1886, riservandosi il solo diritto di proprietà e quello di usare del locale per servizi pubblici, Cioè per l'estrazione della Leva Militare, per l’elezioni politiche e amministrative, per conferenze pubbliche, comizi o riunioni d’interesse generale”. LaGiunta si dichiarò favorevole a questa istanze, ribadendo che il locale “ avrebbe dovuto restare sempre a disposizione della scuola per la ginnastica dei fanciulli, al quale scopo era stato costruito”.

La volontà di un gruppo di cittadini lungimirante diede dunque alla città un nuovo e prestigioso teatro, che sorse a ridosso del palazzo municipale, sviluppandosi perpendicolarmente ad esso: l'ingresso corrispondeva a quello attuale degli uffici anagrafici in piazza Indipendenza e la costruzione proseguiva la linea dei portici, dietro il municipio, verso l'odierna via Jesolo.

Aveva forma rettangolare, con il tetto a due falde. Conosciamo le sue dimensioni grazie alla perizia eseguita dall'ing. arch. Camillo Puglisi Allegra nel 1920 per conto dell'Amministrazione Comunale, al fine della liquidazione dei danni di guerra provocati nelle strutture del fabbricato: misurava m. 26,30 per m. 13,80, “con l'altezza in gronda di m. 8”.
In realtà, da una sezione longitudinale dell'edificio che è pervenuta, l'altezza della parte sovrastante il palcoscenico appare superiore, ma la perizia di Puglisi Allegra si era limitata alla parte muraria di proprietà comunale, e non all’aggiunta eseguita dalla Società del Teatro; in un'altra pianta il palcoscenico appare prolungato - su un progetto dell'ingegner Bozzoli - fino al confine con la proprietà Boer, raggiungendo così il teatro la lunghezza di m. 31,50.
Questo ampliamento però aveva comportato anche, per rendere accessibile il cortile della palestra al quale era stata tolta la comunicazione con l'esterno, la costruzione di un sottopassaggio nella nuova aggiunta, di m. 2,30 di altezza e m. 3,20 di larghezza.


L'area dove fu ricavato, negli spazi prima occupati da una palestra di ginnastica, collocata dove sono situati gli attuali uffici dell'anagrafe.

Il teatro era piuttosto articolato: aveva una saletta d'entrata, un vestibolo, e un guardaroba; sul lato lungo del vestibolo si apriva una porta che immetteva nella platea, delimitata all'estremità opposta dal palcoscenico, dotato di due barcacce laterali; ai lati della porta - e ad essa speculari - erano collocate due scale formate rispettivamente da tre rampe di tre, sei, e sette gradini, interrotte da due pianerottoli.
Queste due scale immettevano in una galleria formata da 24 palchi, illuminata da finestre lungo i lati lunghi della sala, quattro delle quali sormontate da oculi.
Il soffitto era stato decorato da due pittori (o vittori) locali: Vittorio Emanuele Bressanin (1860-1941) e Vittorio Marusso (1867-1943).
Il teatro aveva infine, secondo la pianta rinvenuta nell'archivio comunale, due uscite secondarie a livello della platea e un'altra collegata alla galleria attraverso una scala; altre due uscite servivano il palcoscenico.

L'interno era proprio e non privo di una certa eleganza, come si può intuire dalla domanda di risarcimento danni che la società del teatro inoltrò subito dopo la guerra al Ministero delle Terre Liberate; l'atrio era arredato con “un tavolo, sei sedie, un lampadario, quattro cassette per i biglietti”; la sala


Il progetto di Fantucci

Le fonti ricordano che il teatro era sede di importanti conferenze, nonché di eventi di rilievo, sia di prosa che operistici, con attenzione anche per il teatro di marionette.

Distrutto completamente dalla Grande Guerra, il teatro non fu più ricostruito nelle sua sede ma risorse nuovo nell’attuale Via G. Ancillotto (che per questo si chiamò all'epoca Via del Teatro), per iniziativa di Bortolo Pasqualini, assumendo il nome di

TEATRO MODERNO, quindi di TEATRO G. VERDI

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Teatro Moderno, quindi Teatro Verdi, oggi Metropolitano Astra