STORIA di SAN DONÀ: la ricostruzione
anni 1919-1922


1919: desolazione e macerie


Il Piave


Il ponte provvisorio di legno, che sarebbe poi andato distrutto il 9 gennaio 1919


Sopra: Piazza Indipendenza.
Sotto: la medesima piazza, sgombrata delle macerie e con le baracche adibite a uffici comunali.

Palazzo Bastianetto

Don Mazzolari a San Donà Don Primo Mazzolari giunse a San Donà nel 1919. Nominato cappellano militare, alla fine del conflitto, nonostante avesse chiesto il congedo, gli fu negato: viene inviato a San Donà di Piave, per assistere i soldati che stavano cominciando a recuperare i corpi. Aiutato dai soldati americani aprì una casa del soldato e cercò di “curare” i reduci della guerra, culturalmente e spiritualmente.

Uomini e macerie: era tutto da ritirar su. E se tirar su i primi si sarebbe rivelato difficile (il Fascismo sarebbe esploso di lì a pochi anni), la ricostruzione materiale mostrò maggiori successi. L'aspetto attuale degli edifici più importanti del centro storico di San Donà e l'assetto generale della città dipendono dalle scelte intraprese dalla classe dirigente cittadina tra il 1919 e i primi anni Venti. Tra i contributi più interessanti, quelli di Max Ongaro, di Camillo Puglisi Allegra e Giuseppe Torres.

Il grande piano di Camillo Puglisi Allegra e Max Ongaro

(Clicca QUI per la pagina monografica)


San Donà che risorge

Tornano gli sfollati

All'indomani della guerra erano tornate a San Donà centinaia di famiglie che avevano trovato alloggio in via provvisoria in numerosissime baracche: queste però occupavano aree, pubbliche o private, che dopo l'emergenza del primo momento, sotto la spinta del piano regolatore e delle esigenze dei singoli, costituivano un impedimento agli interventi di ricostruzione progettati.
In questo contesto divenne dunque dunque prioritaria la scelta politica da adottare nei confronti dei baraccati: solo una parte di loro era in grado di spostare con i propri mezzi la misera abitazione, reperendo aree alternative, ma altri, i più poveri, non erano in grado di farlo; si dovette perciò provvedere all'individuazione di un'area di proprietà pubblica in cui “re-impiantare” le baracche smontate.
L'unica area disponibile venne individuata, “provvisoriamente”, in via Pralongo, in un terreno del dott. cav. Vincenzo Janna, già destinato dal piano regolatore al nuovo Foro Boario.
[Il quartiere - della superficie di 21.370 mq. - sarebbe stato urbanizzato dal Commissariato per la Riparazione dei danni di guerra, dipendente dal Ministero delle Terre Liberate, e consegnato al rappresentante del Comune il 21 luglio 1922.]

1920

Un orfanotrofio per San Donà

La guerra si era lasciata dietro oltre che vittime e feriti anche un gran numero di vedove e di orfani. Il 13 settembre 1920 il parroco don Saretta scriveva un’accorata lettera a un superiore salesiano, probabilmente l’Ispettore don Giraudi:
“(…) Confidando nella provvidenza divina ho stanziato subito la costruzione di un orfanotrofio, dove raccogliere i fanciulli orfani per mantenerli ed educarli cristianamente e dove nello stesso tempo aprire un rifugio alla gioventù maschile della vasta parrocchia seminata più che da rovine materiali, di spavento e miserie spirituali in causa della guerra. L’edificio, bello e grandioso, volge al suo termine e io non so a chi meglio rivolgermi per affidare l’istituzione che ai benemeriti Figli di don Bosco, verso i quali ho avuto sempre la più grande venerazione (…)”

L’iniziale idea dell’arciprete era quella di far convivere la realtà oratoriana con quella dell’orfanotrofio. La risposta concreta all’appello però tardava, nonostante i contatti, le richieste garbate ma pressanti, le visite e le promesse.

Guido Guarinoni sindaco di San Donà

Nel novembre 1920 divenne sindaco di San Donà Guido Guarinoni. Durante la guerra aveva trovato riparo a Venezia, città nella quale ancora risiedeva come si desume dall’atto di matrimonio della figlia che lì si sposò nel 1922 con l’industriale originario di Firenze Gino Baldi. Nonostante i timori alla sua elezione l’opera dell’amministrazione Guarinoni fu fondamentale nella ricostruzione di San Donà.
[Lo stesso Monsignor Chimenton nel suo libro del 1928 darà merito all’amministrazione Guarinoni per quanto fatto negli anni del suo mandato ed essendo il Chimenton di note simpatie fasciste non era affatto scontato il suo giudizio positivo, anche se ci teneva a rimarcare come l’amministrazione di quel periodo avesse potuto agire in modo profittevole grazie alla collaborazione dell’opposizione. Nello specifico si riferiva a quel partito fascista che poi gli succedette, ruolo in seguito divenuto non più contendibile dopo la creazione del Podestà con cariche non più elettive.]
Il fatto che il sindaco risiedesse a Venezia non costituì un impedimento dato che sin da subito gli si affiancò Marco Bastianetto quale consigliere anziano, con cui Guarinoni era stato consigliere comunale prima della guerra e, cosa non secondaria, era tra i fondatori del Partito Popolare sandonatese assieme ad Alberto Battistella, Giuseppe Boem, Pietro Perin, Enrico Picchetti e Giuseppe Zucotto.

L’amministrazione Guarinoni
Ad affiancare il Sindaco Guido Guarinoni ci furono, oltre a Marco Bastianetto, i signori Umberto Roma, Giuseppe Zorzetto, Giuseppe Boem e Alberto Battistella. L’amministrazione Guarinoni nei tre anni che rimase in carica diede attuazione al piano regolatore approvato nei mesi precedenti alle elezioni, iniziò e completò la ricostruzione del Municipio; su progetto dell’architetto Giuseppe Torres fu ultimato il campanile nel 1922 con le campane che ritornarono a risuonare il venerdì Santo dell’anno seguente e fu quasi completato il duomo (poi consacrato nel 1925); si allacciò all’acquedotto la gran parte del centro cittadino; e come ricorda Monsignor Chimenton: « …si eseguì la pavimentazione interna del paese; si iniziò e quasi si ultimò il nuovo cimitero; si deliberò l’alberazione di alcune strade; si provvide per ottenere la concessione del terreno, richiesto per la sistemazione delle baracche; si proseguì e si ripristinò la viabilità pubblica; si sistemarono gli edifici scolastici, e si iniziarono le pratiche per averne di nuovi; si provvide in parte all’illuminazione pubblica; si approvò l’istruzione religiosa nelle scuole».

È il 10 ottobre 1921, o almeno questa è la data dell'annullo di San Donà di Piave su questa cartolina doppia, diretta a un giornalista di Monaco di Baviera (e arrivata tassata).


Clicca sopra per ingrandire.

È interessante perché mostra San Donà in ricostruzione dopo la Prima guerra mondiale, finita da quasi tre anni. In primo piano alcune persone intente a esaminare lo stato dei lavori sul tetto del duomo (probabilmente si tratta un sopralluogo tecnico). Poche sono le case ricostruite, moltissimi i baraccamenti qua e là. Il fotografo Italvanto Battistella è salito sul colmo del tetto per riprendere questa straordinaria immagine. Va ingrandita per vedere bene i particolari.

11 dicembre 1921: inaugurazione dell’Ospedale “Umberto I”

Furono tanti gli importanti eventi e le inaugurazioni che si susseguirono negli anni dell’amministrazione Guarinoni. L’11 dicembre 1921 alla presenza del Ministro Raineri e del Vescovo di Treviso Monsignor Andrea Giacinto Longhin venne inaugurato il nuovo ospedale “Umberto I”, ricostruito in viale Regina Margherita dopo le grandi distruzioni della guerra. Grande fu l’impegno del Presidente comm. Antonio Trentin e del vicepresidente cav. dott. Vincenzo Janna per riuscire a dare al direttore dell’ospedale Alessandro Girardi e al suo assistente dottor Carlo Cristani una struttura adeguata alle esigenze di un comprensorio sandonatese destinato a un grande sviluppo. Per reperire i fondi utili alla costruzione dell’ospedale era stata indetta anche una lotteria nazionale con l’estrazione del primo premio nel marzo 1920.

23-25 marzo 1922: il grande congresso delle bonifiche

Dal 23 al 25 marzo si tenne a San Donà un importantissimo "Congresso Regionale delle Bonifiche", che ebbe risonanza nazionale.


I partecipanti in attesa di entrare al teatro Verdi La foto presenta uno dei momenti iniziali del congresso che ebbe come sede il "Cinema-teatro Verdi" di San Donà, nell'attuale via Ancillotto, appena ricostruito dopo la Prima guerra mondiale. Il teatro sarebbe stato poi distrutto da un bombardamento nella seconda (ora nello stesso sito c'è il Teatro Metropolitano Astra.)

Il Congresso diede grande lustro alla città richiamando molti esponenti della politica nazionale a cominciare da quelli governativi, per non tralasciare don Luigi Sturzo e il parlamentare sandonatese Silvio Trentin, oltre a tanti tecnici che stavano portando avanti una grande opera di bonifica in tante zone d’Italia. Nei nostri territori attraversati dalla guerra molte di quelle opere vennero ancor più implementate per riparare alle molte distruzioni causate dagli eserciti in lotta. Fu grande il risalto dato all’evento nella stampa nazionale e locale, in particolare La Gazzetta di Venezia dedicò ampie paginate ai temi in discussione e ai tanti interventi dei partecipanti alla tre giorni congressuale.

Questo l’intervento del sindaco nel resoconto della La Gazzetta di Venezia:

«Egli ricorda che quando, sul novembre 1918, orgogliosi della grande vittoria, i cittadini di San Donà tornarono dall’esilio, e videro lo squallore di queste terre di messi opime e d’invidiata prosperità, pareva un sogno la speranza che in breve tempo sarebbero risorte, per incamminarsi a più promettente avvenire. Pure, per la fermezza di propositi e l’intensità del lavoro della popolazione, la vita riprende il suo corso normale.

Il nome di San Donà, orgogliosa di essere stata scelta a sede di questo Congresso è grato all’Istituto Federale di Credito per il risorgimento delle Venezie ed alla Federazione dei Consorzi, e con essi agli illustri Presidenti comm. Ravà e comm. Mazzotto, l’oratore dà il saluto, in nome del Comune, al ministro Bertini, ai sottosegretari Beneduce, Martini e Merlin, alle Autorità e ai Congressisti.

Augura che il Congresso sia buon augurio per l’avvenire di S. Donà che un secolo fa non era che un villaggio di poche case, specie in una zona palustre di oltre 40 mila ettari, e che oggi, mercè la fiorente attività dei Consorzi di bonifica è un importantissimo centro di vasti territori, la cui prosperità economica va sempre crescendo, e si avvia a tempi radiosi di prosperità, di benessere e di progresso. (applausi vivissimi

Gli interventi, le relazioni, le considerazioni sviluppate in quei giorni furono alla base di tutta la legislazione successiva e delle concrete iniziative nazionali sulla bonifica. Un concetto sviluppato in quelle giornate fu quello della bonifica integrale, intesa come bonifica idraulica, bonifica agraria, bonifica igienica e bonifica umana. È bene ricordare l'evento per capire l'importanza che ha la bonifica a San Donà, non solo come modello ancora esistente, ma come punto di svolta per lo sviluppo delle bonifiche in Italia.
Tale congresso è ancora ricordato nei testi di economia agraria. Come detto sopra, a questo congresso parteciparono i nomi più importanti del mondo politico e imprenditoriale di quel tempo, ministri, sottosegretari ai Lavori Pubblici e all'Agricoltura, parlamentari locali come Silvio Trentin, personaggi eclettici come don Luigi Sturzo (e tra i partecipanti vi furono entrambi i nonni di Dino Casagrande, che molti anni dopo avrebbe diretto il Museo della Bonifica: uno dei nonni appare in una delle rare fotografie dell'epoca, l'altro figura tra i nomi pubblicati negli atti congressuali).


Sono state aperte le porte del teatro Verdi: i partecipanti possono entrare (o sono appena usciti). La foto è datata a penna 23 marzo 1922.

12 novembre 1922: inaugurazione del Nuovo Ponte


L’inaugurazione del Ponte, il palco delle autorità. Sulla sinistra Monsignor Longhin con Mons, Saretta; al centro il patriarca di Venezia il Cardinale La Fontaine, alle sue spalle il Duca d’Aosta e alla sua sinistra il sottosegretario Sardi; sulla destra Corinna Ancillotto con a fianco il sindaco Guido Guarinoni (Illustrazione Italiana, novembre 1922)

Il 12 novembre 1922 ebbe luogo l’inaugurazione del nuovo ponte sul Piave. Distrutto dall’esercito italiano nel novembre 1917 per fermare l’avanzata austroungarica, subito dopo la guerra ne venne costruito uno provvisorio in legno. Poi fu la volta di quello definitivo con caratteristiche molto simili a quello che tuttora percorriamo e che successivamente fu parzialmente ricostruito dopo le distruzioni della seconda guerra mondiale.
In quel novembre 1922 il ponte venne inaugurato al cospetto delle massime autorità con la presenza di Sua Altezza il Duca Emanuele Filiberto d’Aosta, del Patriarca di Venezia il Cardinale Pietro La Fontaine, del Vescovo di Treviso Monsignor Andrea Giacinto Longhin, del sottosegretario ai Lavori Pubblici Alessandro Sardi e di tutte le massime autorità cittadine a cominciare dal sindaco Guido Guarinoni. Grande fu la festa con una San Donà gremitissima che acclamò gli oratori che si succedettero sul palco. Dopo la benedizione del Patriarca di Venezia vi fu la firma ufficiale del Duca d’Aosta sulla pergamena che sancì il battesimo del ponte, quindi la classica rottura della bottiglia da parte della contessa Corinna Ancillotto, madre dell’aviatore sandonatese Giannino Ancillotto, medaglia d’oro al valor militare.

L'evento fu celebrato anche da Achille Beltrame con una copertina della Domenica del Corriere.

GOSSIP: Una curiosità attinente alla famiglia Guarinoni e inerente al ponte: tra gli ingegneri che seguirono la costruzione del ponte ci fu anche Ippolito Radaelli, cognato del sindaco Guido Guarinoni. Radaelli, che in prime nozze aveva sposato la sorella di Guido, Alda Maria, rimase vedovo e in seconde nozze sposò Clorinda Crico, a sua volta imparentata con Guido Guarinoni avendone sposato in prime nozze il fratello Amedeo ed essere rimasta prematuramente vedova.

Clicca QUI per la pagina monografica sulla inaugurazione del Ponte




Per corregggere o migliorare questa pagina scrivi a
c4rlod4riol@gmail.com