STORIA di SAN DONÀ
dal 1922 al 1927


1922: il Fascismo al potere

12 novembre 1922: inaugurazione del Nuovo Ponte


L’inaugurazione del Ponte, il palco delle autorità. Sulla sinistra Monsignor Longhin con Mons, Saretta; al centro il patriarca di Venezia il Cardinale La Fontaine, alle sue spalle il Duca d’Aosta e alla sua sinistra il sottosegretario Sardi; sulla destra Corinna Ancillotto con a fianco il sindaco Guido Guarinoni (Illustrazione Italiana, novembre 1922)

Il 12 novembre 1922 ebbe luogo l’inaugurazione del nuovo ponte sul Piave. Distrutto dall’esercito italiano nel novembre 1917 per fermare l’avanzata austroungarica, subito dopo la guerra ne venne costruito uno provvisorio in legno. Poi fu la volta di quello definitivo con caratteristiche molto simili a quello che tuttora percorriamo e che successivamente fu parzialmente ricostruito dopo le distruzioni della seconda guerra mondiale.
In quel novembre 1922 il ponte venne inaugurato al cospetto delle massime autorità con la presenza di Sua Altezza il Duca Emanuele Filiberto d’Aosta, del Patriarca di Venezia il Cardinale Pietro La Fontaine, del Vescovo di Treviso Monsignor Andrea Giacinto Longhin, del sottosegretario ai Lavori Pubblici Alessandro Sardi e di tutte le massime autorità cittadine a cominciare dal sindaco Guido Guarinoni. Grande fu la festa con una San Donà gremitissima che acclamò gli oratori che si succedettero sul palco. Dopo la benedizione del Patriarca di Venezia vi fu la firma ufficiale del Duca d’Aosta sulla pergamena che sancì il battesimo del ponte, quindi la classica rottura della bottiglia da parte della contessa Corinna Ancillotto, madre dell’aviatore sandonatese Giannino Ancillotto, medaglia d’oro al valor militare.

L'evento fu celebrato anche da Achille Beltrame con una copertina della Domenica del Corriere.

GOSSIP: Una curiosità attinente alla famiglia Guarinoni e inerente al ponte: tra gli ingegneri che seguirono la costruzione del ponte ci fu anche Ippolito Radaelli, cognato del sindaco Guido Guarinoni. Radaelli, che in prime nozze aveva sposato la sorella di Guido, Alda Maria, rimase vedovo e in seconde nozze sposò Clorinda Crico, a sua volta imparentata con Guido Guarinoni avendone sposato in prime nozze il fratello Amedeo ed essere rimasta prematuramente vedova.

Clicca QUI per la pagina monografica sulla inaugurazione del Ponte.

1923

3 giugno 1923: inaugurazione del municipio


Il Presidente del Consiglio Benito Mussolini 1l 3 giugno 1923 sul terrazzo del Municipio di San Donà di Piave

Il 3 giugno 1923 venne inaugurato il Municipio di San Donà di Piave, progettato dall’architetto Camillo Pugliesi Allegra, lo stesso che poi progetterà il Palazzo dei Consorzi della Bonifica che completerà i grandi palazzi che contornano ancor oggi Piazza Indipendenza.
A tenere a battesimo il Palazzo istituzionale della città fu addirittura il presidente del consiglio Benito Mussolini. In carica dall’ottobre 1922 e impegnato in un grande giro istituzionale in Veneto, Mussolini, dopo essere stato a Croce e aver deposto una corona di fiori sulla tomba dell’eroe Tito Acerbo, fece tappa a San Donà di Piave per l’inaugurazione del municipio appena ricostruito.
Imponente la cornice di folla che accolse il presidente del Consiglio per un evento che ancor oggi è ricordato con una targa all’interno del Municipio nella quale è citata una frase detta da Mussolini in quella occasione: “Qui una volta giunse il nemico, gli italiani giurano che non succederà mai più”.

Un’enfasi che non sarà confermata dai fatti: San Donà subirà infatti l’occupazione tedesca dal 1943 al 1945.

Le elezioni amministrative dell’agosto 1923

Dopo tre anni di amministrazione Guarinoni, a metà agosto del 1923 si tennero le ultime elezioni amministrative prima che il regime fascista istituisse la figura del Podestà di nomina governativa. Differentemente dalle precedenti questa volta il partito fascista prevalse. Sabato 18 agosto 1923 si insediò il nuovo consiglio che nominò Costante Bortolotto Sindaco di San Donà di Piave. Tra gli eletti figurava anche l’ex sindaco Guido Guarinoni.

Questo l’articolo della Gazzetta di Venezia che racconta quella giornata e che mostra la piaggeria del neoeletto sindaco fascista nei confronti del potere centrale:

«Il Commissario prefettizio ha oggi insediato il nuovo Consiglio comunale. Dopo la lettura della relazione che fu applauditissima, venne nominato sindaco il sig. cav. Dott. Costante Bortolotto. Furono nominati assessori effettivi i sigg. Janna cav. Dott. Vincenzo, De Faveri dott. Cav. Giuseppe, Bastianetto Marco e Guarinoni ing. Guido. Assessori supplenti i sigg. Velluti ing. Francesco e Davanzo Giuseppe. Furono spediti i seguenti telegrammi: “S. E. Benito Mussolini, Roma – Nuova amministrazione San Donà di Piave risorta dalla guerra prima volta riunita oggi sede municipale da Vostra Eccellenza inaugurata manda reverente saluto e ossequio Capo Governo auspicando che programma restaurazione nazionale abbia completo sicuro svolgimento.”
“Generale Cittadini, Primo Aiutante Campo Sua Maestà Re d’Italia, Roma. Nuova amministrazione comunale San Donà di Piave riunitasi prima volta rivolge ossequiente pensiero a Sua Maestà il Re di Italia milite in guerra probo cittadino in pace primo fra tutti nelle nobili proficue e sane iniziative nazionali.”
Oggi (19) continuazione della Pesca, musica in Piazza, rappresentazione straordinaria del Circo Caveagna e un attraente spettacolo pirotecnico. Si prevede gran numero di gente. La tradizionale fiera di S. Rocco è stata superiore ad ogni aspettativa».

1924

A livello nazionale la tensione cresceva con la legge Acerbo che condizionò le elezioni politiche dell’aprile 1924 cui seguì il delitto Matteotti, anticamera all’instaurazione della dittatura.

Dopo la prematura scomparsa di Giannino Ancillotto, il Consiglio Comunale, il 30 ottobre 1924, deliberò l’intitolazione all’eroe dell’omonima via G.Ancillotto e la collocazione sulla facciata del Palazzo Municipale di “un ricordo marmoreo che rammenti alle future generazioni l’alto sentimento del dovere e il culto della Patria del Grande Scomparso”.
Quest’ultimo proposito si convertì presto in un progetto più ambizioso su proposta e iniziativa dell’Aero Club d’Italia che prevedeva la realizzazione di un monumento nazionale da dedicare all’aviatore in Piazza Indipendenza.

1925

All’inizio del 1925 il progetto del monumento a Giannino Ancillotto trovò un rapido consenso e seguito, per cui già alla fine di gennaio si tenne a San Donà di Piave un’importante riunione di Sindaci e autorità del territorio, per avviare la costituzione del Comitato d’Onore ed Esecutivo. Per fronteggiare le spese di un monumento che avrebbe dovuto avere rilevanza nazionale, si attivarono sottoscrizioni pubbliche al fine di raccogliere “offerte di tutti i Cittadini d’Italia nonché, si intende, con i contributi di Comuni, Associazioni e istituzioni varie. Verranno pertanto distribuite a tutti i Sindaci apposite schede di sottoscrizione”. Lo stesso Perù contribuì con un importo di Lire 30.000, a ricordo dell’impresa di Ancillotto. L’entusiastico avvio dell’iniziativa subì una parentesi di arresto, per via di qualche ripensamento da parte delle gerarchie a Roma, in un momento delicato per l’economia, nel quale, per contenere in parte la monumentomania dilagante legata al mito della Grande Guerra, si orientò la memoria verso altre opere di indirizzo sociale, quali costruzione di Asili (legati ai caduti), fondi per orfani etc.

Il 9 marzo 1925 Costante Bortolotto passa la mano. Con la sua nomina a fiduciario del P.N.F di tutto il Basso Piave il sindaco Bortolotto passò il testimone al dottor Giuseppe De Faveri che continuò con lo stesso Consiglio Comunale in precedenza eletto.

Don Saretta insiste per far nascere l'Oratorio. Nel 1925 l’arciprete don Saretta acquistò un appezzamento di terreno edificabile, presso il cimitero, da destinarsi al futuro edificio dell’Oratorio. Il terreno, già di proprietà Saccomani, nell’intenzione iniziale del parroco doveva essere destinato alla costruzione di un “terzo fabbricato”, in aggiunta cioè all’Orfanotrofio e agli adiacenti laboratori. Nell’atto di compravendita, di qualche mese dopo, viene tuttavia definita la destinazione d’uso della proprietà immobiliare: “ricreatorio e campo sportivo, nonché scuola professionale”. Infine, la tenacia e l'insistenza di Saretta, che faceva propri i bisogni e le aspettative della popolazione, vinsero la prudenza dei superiori della Congregazione, favorevolmente colpiti dalla sua “preziosa benevolenza per i Salesiani” e dalla sua “mirabile attività di illuminato zelo”.

1926

Passaggio di consegne. Nel luglio del 1926 il sindaco (Giuseppe De Faveri) è sostituto dal Commissario prefettizio Arturo Sears. Il passaggio non deve risultare indolore se il deposto sindaco è costretto a invitare i suoi concittani alla calma. Riportiamo l'articolo
Dal Gazzettino di sabato 24 luglio 1926

DA S.DONA’ DI PIAVE
Il manifesto

del Commissario prefettizio

Come abbiamo annunciato, in seguito allo scioglimento dell’Amministrazione comunale, venne nominato Commissario al Comune il cav. Arturo Sears, segretario della Federazione degli Enti Autartici della Provincia.
Nell’assumere il suo ufficio il cav. Sears ha indirizzato alla cittadinanza il seguente manifesto:
«Cittadini, col pensiero rivolto, in reverente omaggio alla memoria dei Fratelli caduti su questo Sacro Suolo nella sublime e tremenda vicenda della guerra, vengo fra Voi per assumere l’amministrazione del Comune.
Iniziando il lavoro, Vi porgo il mio alto referente saluto, nel quale è tutta la vivezza appassionata del mio animo proteso verso una meta di operosità e di bene.
Sorretto dalla fiducia delle autorità e dai gerarchi, faccio appello alla Vostra disciplina, conto sul Vostro alto spirito di civismo e di concordia, onde le norme del Fascismo, ed i dettami del Duce, siano indefettibilmente seguiti, materiati dal lavoro e se occorre dal sacrificio.
A noi.
Il Commiss. pref. Arturo Sears»

PROPAGANDA COMUNISTA

Per la nota attività del Fiduciario mandamentale della Federazione fascista comm. Bortolotto, si è potuto sequestrare un manifesto sovversivo incitante le masse lavoratrici in generale e i contadini in particolare contro i Sindacati e contro i Podestà.
Sappiamo che l’autorità indaga su la provenienza e su la diffusione di tale manifesto.

ASSEMBLEA SINDACALE

Domenica 25 corr. alle ore 8, nel palazzo comunale, gentilmente concesso, avrà luogo l’assemblea del Sindacato Edile Del Basso Piave, per la discussione di un importante ordine del giorno.
L’assemblea sarà presieduta dal segretario mandamentale cav. De Blasio.

IL COMMIATO DEL SINDACO

Il sindaco comm. dott. Giuseppe De Faveri dopo aver date le consegne dell’Amministrazione comunale al Commissario prefettizio, ha fatto affiggere il nobile manifesto che riportiamo:
Miei cari concittadini! Sospeso con Decreto Prefettizio il Consiglio Comunale, l’Amministrazione della cosa pubblica è affidata al Commissario prefettizio sig. cav. Sears. E’ egli persona degna della vostra stima e della vostra considerazione.
Dopo un anno e mezzo di vita insieme vissuta, io sento bisogno di porgere il mio orgoglioso saluto e il mio affettuoso ringraziamento a tutti i miei concittadini per la grande prova di concordia e di ferrea disciplina offertami.
Cittadini! Ho dato a Voi la mia opera affettuosa, incondizionata ed onesta, frutto della mia modesta intelligenza e della mia esperienza.
Il sacrificio della mia persona non lasci odi né prepari nell’ombra vendette.
Il Fascismo è fede che si dimostra nel sacrificio, il Fascismo è l’idea che si serve con la morte. Viva l’Italia. Viva il Duc. Viva S. Donà di Piave.


Filippo Rinaldi

Nel 1926 il Rettor Maggiore dei Salesiani, il futuro beato don Filippo Rinaldi (terzo successore di Don Bosco), giunse in visita all’Orfanotrofio di San Donà; ne rimase positivamente colpito e promise la presenza dei Salesiani a San Donà per il settembre 1927 (presenza che si concretizzerà però nel 1928). Il Rettor Maggiore esortò l’ispettore don Festini ad accontentare le richieste del parroco e della popolazione sandonatese, “…anche a costo di sacrifici”. Il primo disegno dell’edificio, a cura dell’ingegnere salesiano Giulio Valotti di Torino, nel dicembre 1926 arrivò a Saretta, che non mancò di fornire alcuni suggerimenti.

Camicie nere nelle scuole
Il Segretario Politico Provinciale Avvocato Uilfrido Casellati richiama l'attenzione sulle precise disposizioni impartite qualche tempo prima dal Duce e ribadite sul foglio d'ordine del partito 3 settembre 1926 n.° 5 con le quali si stabilisce che:

Col nuovo anno scolastico tutti i nostri giovani in tutta Italia devono essere in camicia nera.
[...] La inosservanza di tale disposizione sarà ritenuta atto gravissimo.

Il 22 ottobre così gli risponde il Regio direttore didattico Pantarotto:
Mi pregio assicurare la S.V. Ill.ma d'aver impartito tassative disposizioni a tutti gli insegnanti accioché svolgano attiva e proficua propaganda perché nel nuovo anno scolastico tutti gli alunni delle nostre scuole abbiano a indossare la camicia nera.

1927


Il 1927 è l’anno in cui vengono riconosciute le “virtù eroiche” di don Giovanni Bosco, che porteranno alla sua beatificazione e poi (l’1/4/1934) alla sua canonizzazione. Già il 2 gennaio monsignor Saretta presenta il programma per l’erigendo Oratorio.

La posa della prima pietra dell'Oratorio. Il 15 maggio del 1927 si teneva la cerimonia della posa della prima pietra dell’Oratorio Don Bosco di San Donà di Piave. In quel mese di maggio i fedeli di San Donà venivano invitati a pregare la Vergine Maria per ottenere la benedizione sulla grandiosa opera. L’8 maggio il salesiano don G. Acerbi giunse da Belluno per illustrare l’opera di don Bosco, alla messa e al vespro, e al fioretto serale intrattenne gli intervenuti sulla devozione a Maria Ausiliatrice.
Il francescano p. O. Rasselle lo coadiuvava nell’opera di sensibilizzazione per il compimento dell’opera, da ottenersi “con la preghiera, col sacrificio, con l’aiuto finanziario”.
La sera di lunedì 9 maggio il salesiano don Carnelutti tenne nel salone dell’Asilo una conferenza con proiezioni sulla vita di don Bosco. Il 12 maggio arrivò a San Donà anche il vescovo di Nepi e Sutri, il salesiano mons. Luigi Olivares (dopo la sua morte sarebbe stato proclamato Venerabile). Egli ogni sera predicava sul sistema educativo del futuro santo don Bosco. La sua parola semplice e umile suscitava ovunque una grande impressione e qualcuno già cominciava a chiamarlo il “Santo Vescovo”.
Finalmente, con la protezione di Maria Ausiliatrice, tanto invocata per il buon fine dell’Opera, la posa della prima pietra avvenne con solennità e presenza di un numerosissimo popolo e le autorità religiose e civili domenica 15 maggio 1927. Probabilmente la prima pietra fu collocata nella parte centrale dell’edificio, cioè sotto l’attuale atrio o presso l’ufficio del direttore. I lavori, diretti dall’ing. Ennio Contri, iniziarono il 3 agosto 1927; a inverno appena inoltrato la struttura di mattoni della prima parte dell’edificio aveva già la copertura dei coppi. [Questa parte dell’Oratorio sarebbe stata risistemata a fine 2010, con sostituzione delle capriate in legno e la risistemazione della soffitta.]

9 aprile 1927: il sindaco Costante Bortolotto viene nominato Podestà


Comm. Costante Bortolotto, primo Podestà di San Donà di Piave (Fotografia Batacchi)

L’amministrazione Bortolotto si era mossa in continuità con quella precedente in un quadro che vedeva oramai il partito fascista sempre più dominante nella politica cittadina. Costante Bortolotto, eletto nel 1923, era rimasto in carica due anni, poi il 9 marzo 1925 con la sua nomina a fiduciario del P.N.F di tutto il Basso Piave aveva passato il testimone al dottor Giuseppe De Faveri in continuazione con lo stesso Consiglio Comunale in precedenza eletto. Il Consiglio era rimasto in carica ancora per poco più di un anno per poi venire sciolto il 18 luglio 1926. Dopo un periodo di commissariamento prefettizio del cav. rag. Arturo Sears, il 9 aprile 1927 venne nominato il primo Podestà di San Donà di Piave che vide il ritorno di Costante Bortolotto alla prima carica cittadina.
Con lo scioglimento del Consiglio finì l'avventura politica sandonatese dell'ingegner Guido Guerinoni, ma è indubbio che ancor oggi a cento anni di distanza molto di quanto ricostruito durante la sua amministrazione dopo quel terribile conflitto mondiale è ancor oggi visibile in città. Guido Guarinoni e la sua famiglia mantennero la residenza a Venezia dove tra l’altro sia lui che la moglie Maria Velluti entrarono a far parte dell’Ordine Equestre del Sacro Sepolcro di Gerusalemme.
GOSSIP: Entrambi sono stati tumulati nel cimitero di San Donà di Piave presso la tomba di famiglia che accoglie anche gli antenati dei Guarinoni oltre alla figlia Teresina morta nel 1973 e il marito Gino Baldi morto venti anni dopo.


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