1922: il Fascismo al potere12 novembre 1922: inaugurazione del Nuovo Ponte
Il 12 novembre 1922 ebbe luogo l’inaugurazione del nuovo ponte sul Piave.
Distrutto dall’esercito italiano nel novembre 1917 per fermare l’avanzata austroungarica,
subito dopo la guerra ne venne costruito uno provvisorio in legno. Poi fu la volta di quello definitivo
con caratteristiche molto simili a quello che tuttora percorriamo e che successivamente
fu parzialmente ricostruito dopo le distruzioni della seconda guerra mondiale.
L'evento fu celebrato anche da Achille Beltrame con una copertina della Domenica del Corriere.
GOSSIP: Una curiosità attinente alla famiglia Guarinoni e inerente al ponte: tra gli ingegneri che seguirono la costruzione del ponte ci fu anche Ippolito Radaelli, cognato del sindaco Guido Guarinoni. Radaelli, che in prime nozze aveva sposato la sorella di Guido, Alda Maria, rimase vedovo e in seconde nozze sposò Clorinda Crico, a sua volta imparentata con Guido Guarinoni avendone sposato in prime nozze il fratello Amedeo ed essere rimasta prematuramente vedova. Clicca QUI per la pagina monografica sulla inaugurazione del Ponte. 19233 giugno 1923: inaugurazione del municipio
Il 3 giugno 1923 venne inaugurato il Municipio di San Donà di Piave, progettato
dall’architetto Camillo Pugliesi Allegra, lo stesso che poi progetterà il Palazzo dei Consorzi della Bonifica
che completerà i grandi palazzi che contornano ancor oggi Piazza Indipendenza.
Un’enfasi che non sarà confermata dai fatti: San Donà subirà infatti l’occupazione tedesca dal 1943 al 1945. Le elezioni amministrative dell’agosto 1923Dopo tre anni di amministrazione Guarinoni, a metà agosto del 1923 si tennero le ultime elezioni amministrative prima che il regime fascista istituisse la figura del Podestà di nomina governativa. Differentemente dalle precedenti questa volta il partito fascista prevalse. Sabato 18 agosto 1923 si insediò il nuovo consiglio che nominò Costante Bortolotto Sindaco di San Donà di Piave. Tra gli eletti figurava anche l’ex sindaco Guido Guarinoni. Questo l’articolo della Gazzetta di Venezia che racconta quella giornata e che mostra la piaggeria del neoeletto sindaco fascista nei confronti del potere centrale: «Il Commissario prefettizio ha oggi insediato il nuovo Consiglio comunale. Dopo la lettura della relazione che fu applauditissima, venne nominato sindaco il sig. cav. Dott. Costante Bortolotto. Furono nominati assessori effettivi i sigg. Janna cav. Dott. Vincenzo, De Faveri dott. Cav. Giuseppe, Bastianetto Marco e Guarinoni ing. Guido. Assessori supplenti i sigg. Velluti ing. Francesco e Davanzo Giuseppe. Furono spediti i seguenti telegrammi: “S. E. Benito Mussolini, Roma – Nuova amministrazione San Donà di Piave risorta dalla guerra prima volta riunita oggi sede municipale da Vostra Eccellenza inaugurata manda reverente saluto e ossequio Capo Governo auspicando che programma restaurazione nazionale abbia completo sicuro svolgimento.” 1924A livello nazionale la tensione cresceva con la legge Acerbo che condizionò le elezioni politiche dell’aprile 1924 cui seguì il delitto Matteotti, anticamera all’instaurazione della dittatura.Dopo la prematura scomparsa di Giannino Ancillotto, il Consiglio Comunale,
il 30 ottobre 1924, deliberò l’intitolazione all’eroe dell’omonima
via G.Ancillotto e la collocazione sulla facciata del Palazzo Municipale
di “un ricordo marmoreo che rammenti alle future generazioni l’alto sentimento
del dovere e il culto della Patria del Grande Scomparso”.
1925All’inizio del 1925 il progetto del monumento a Giannino Ancillotto trovò un rapido consenso e seguito, per cui già alla fine di gennaio si tenne a San Donà di Piave un’importante riunione di Sindaci e autorità del territorio, per avviare la costituzione del Comitato d’Onore ed Esecutivo. Per fronteggiare le spese di un monumento che avrebbe dovuto avere rilevanza nazionale, si attivarono sottoscrizioni pubbliche al fine di raccogliere “offerte di tutti i Cittadini d’Italia nonché, si intende, con i contributi di Comuni, Associazioni e istituzioni varie. Verranno pertanto distribuite a tutti i Sindaci apposite schede di sottoscrizione”. Lo stesso Perù contribuì con un importo di Lire 30.000, a ricordo dell’impresa di Ancillotto. L’entusiastico avvio dell’iniziativa subì una parentesi di arresto, per via di qualche ripensamento da parte delle gerarchie a Roma, in un momento delicato per l’economia, nel quale, per contenere in parte la monumentomania dilagante legata al mito della Grande Guerra, si orientò la memoria verso altre opere di indirizzo sociale, quali costruzione di Asili (legati ai caduti), fondi per orfani etc.Il 9 marzo 1925 Costante Bortolotto passa la mano. Con la sua nomina a fiduciario del P.N.F di tutto il Basso Piave il sindaco Bortolotto passò il testimone al dottor Giuseppe De Faveri che continuò con lo stesso Consiglio Comunale in precedenza eletto. Don Saretta insiste per far nascere l'Oratorio. Nel 1925 l’arciprete don Saretta acquistò un appezzamento di terreno edificabile, presso il cimitero, da destinarsi al futuro edificio dell’Oratorio. Il terreno, già di proprietà Saccomani, nell’intenzione iniziale del parroco doveva essere destinato alla costruzione di un “terzo fabbricato”, in aggiunta cioè all’Orfanotrofio e agli adiacenti laboratori. Nell’atto di compravendita, di qualche mese dopo, viene tuttavia definita la destinazione d’uso della proprietà immobiliare: “ricreatorio e campo sportivo, nonché scuola professionale”. Infine, la tenacia e l'insistenza di Saretta, che faceva propri i bisogni e le aspettative della popolazione, vinsero la prudenza dei superiori della Congregazione, favorevolmente colpiti dalla sua “preziosa benevolenza per i Salesiani” e dalla sua “mirabile attività di illuminato zelo”. 1926Passaggio di consegne. Nel luglio del 1926 il sindaco (Giuseppe De Faveri) è sostituto dal Commissario prefettizio Arturo Sears. Il passaggio non deve risultare indolore se il deposto sindaco è costretto a invitare i suoi concittani alla calma. Riportiamo l'articoloDal Gazzettino di sabato 24 luglio 1926
Nel 1926 il Rettor Maggiore dei Salesiani, il futuro beato don Filippo Rinaldi (terzo successore di Don Bosco), giunse in visita all’Orfanotrofio di San Donà; ne rimase positivamente colpito e promise la presenza dei Salesiani a San Donà per il settembre 1927 (presenza che si concretizzerà però nel 1928). Il Rettor Maggiore esortò l’ispettore don Festini ad accontentare le richieste del parroco e della popolazione sandonatese, “…anche a costo di sacrifici”. Il primo disegno dell’edificio, a cura dell’ingegnere salesiano Giulio Valotti di Torino, nel dicembre 1926 arrivò a Saretta, che non mancò di fornire alcuni suggerimenti. Camicie nere nelle scuole
Col nuovo anno scolastico tutti i nostri giovani in tutta Italia devono essere in camicia nera. Il 22 ottobre così gli risponde il Regio direttore didattico Pantarotto: Mi pregio assicurare la S.V. Ill.ma d'aver impartito tassative disposizioni a tutti gli insegnanti accioché svolgano attiva e proficua propaganda perché nel nuovo anno scolastico tutti gli alunni delle nostre scuole abbiano a indossare la camicia nera. 1927Il 1927 è l’anno in cui vengono riconosciute le “virtù eroiche” di don Giovanni Bosco, che porteranno alla sua beatificazione e poi (l’1/4/1934) alla sua canonizzazione. Già il 2 gennaio monsignor Saretta presenta il programma per l’erigendo Oratorio. La posa della prima pietra dell'Oratorio.
Il 15 maggio del 1927 si teneva la cerimonia della posa della prima pietra
dell’Oratorio Don Bosco di San Donà di Piave. In quel mese di maggio i fedeli di San Donà
venivano invitati a pregare la Vergine Maria per ottenere la benedizione sulla grandiosa opera.
L’8 maggio il salesiano don G. Acerbi giunse da Belluno per illustrare l’opera di don Bosco,
alla messa e al vespro, e al fioretto serale intrattenne gli intervenuti
sulla devozione a Maria Ausiliatrice.
9 aprile 1927: il sindaco Costante Bortolotto viene nominato Podestà
L’amministrazione Bortolotto si era mossa in continuità con quella precedente in un quadro
che vedeva oramai il partito fascista sempre più dominante nella politica cittadina.
Costante Bortolotto, eletto nel 1923, era rimasto in carica due anni, poi il 9 marzo 1925
con la sua nomina a fiduciario del P.N.F di tutto il Basso Piave aveva passato il testimone
al dottor Giuseppe De Faveri in continuazione con lo stesso Consiglio Comunale in precedenza eletto.
Il Consiglio era rimasto in carica ancora per poco più di un anno per poi venire sciolto il 18 luglio 1926.
Dopo un periodo di commissariamento prefettizio del cav. rag. Arturo Sears,
il 9 aprile 1927 venne nominato il primo Podestà di San Donà di Piave
che vide il ritorno di Costante Bortolotto alla prima carica cittadina.
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