STORIA di SAN DONÀ
dal 1928 al 1940
il Fascismo bene in sella


1928

Arrivano i Salesiani. Finalmente, con festosa e trionfale accoglienza, nel giorno della festa patronale lunedì 24 settembre 1928, arrivarono in treno a San Donà i primi tre Salesiani: il direttore don Riccardo Giovannetto, il chierico Luigi Ferrari e il coadiutore Mauro Picchioni. I tre Salesiani, per alcuni mesi, furono ospitati nell’Orfanotrofio, gestendo il collegio per i 67 orfani maschi, mentre in un’altra ala isolata del medesimo Istituto, gestita dalle Suore di Maria Bambina, c’erano anche le orfanelle.

1929

Fu un'invernata gelida quella che dal 1928 portò al 1929; il Piave ghiacciò. Il 14 febbraio le temperature raggiunsero addirittura i - 20°. La gente giunse persino in bici sullo spesso strato di ghiaccio.


Sopra e sotto, il Piave ghiacciato presso il ponte di San Donà. La data è quella del 14 febbraio.



Qui sotto il Piave a Fossalta, presso il Buso Burato, il 17 febbraio.

1930

Se nel 1928 le schede di sottoscrizione per il monumento a Giannino Ancillotto avevano ripreso a circolare, fu nel 1930 che il Ministro Italo Balbo nominò l’architetto incaricato della realizzazione, individuato in Pietro Lombardi (1894-1994). Quest’ultimo aveva già aveva lavorato sul tema aeronautico attraverso la realizzazione del monumento al Gen. Alessandro Guidoni, morto in un incidente aereo a Montecelio il 27 aprile 1928.
Piazza Indipendenza nel frattempo era stata interessata da progetti relativi alla collocazione di una fontana monumentale, nonché dalla possibile destinazione di due bocche da fuoco austriache della prima guerra mondiale, ipotesi poi tramontata. Fu proprio il valore simbolico, voluto dal Ministro per il monumento, che pose fine all’eventuale coesistenza con la fontana. Con una lettera del 26 Maggio 1930 l’arch. Lombardi chiariva infatti al Podestà Costante Bortolotto che con il Ministro Balbo si era giunti alla definizione del significato che avrebbe dovuto assumere il monumento. Veniva in sostanza ribadito quanto era già emerso dal verbale dell’incontro a San Donà di Piave del 31 gennaio 1925: il monumento doveva cioè “simboleggiare l’Ala d’Italia, nel suo ardimento, nel suo progresso, e sarà il simbolo degli aviatori caduti”. Si aggiungeva tuttavia un nuovo importante elemento: si decise infatti che l’opera fosse concepita per essere vista e riconoscibile dal cielo, dagli aviatori. Una duplice vista quindi, da terra e dall’alto, già nella sua concezione progettuale, secondo un principio caro anche all’Aeropittura e alla stagione del secondo Futurismo che dagli anni ’30, attraverso il tema del volo, affermava la sua fortuna.

1931

Il 15 Novembre 1931 veniva solennemente inaugurato il monumento a Giannino Ancillotto.




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