STORIA di SAN DONÀ
dal 1945 al 1961


Il secondo dopoguerra

A liberazione avvenuta, l’Italia tutta si trovava in una condizione miserevole. Il Fascismo aveva lasciato un cumulo di macerie, morali e materiali. Sarebbe toccato ai nuovi porre rimedio ai disastri di un regime che a San Donà aveva trovato numerosi adepti, a volte per un accomodamento di convenienza, a volte per un malinteso senso delle opportunità.
Regime odioso nei suoi atti e nei suoi personaggi, talvolta galantuomini ma imbevuti di retorica violenta e d’un ciarpame ideologico ributtante, più spesso figuri biechi, cialtroni e ignoranti, illiberali, macchiette di un sistema ingiusto, profondamente ingiusto, fu naturale tentare di liberarsi non solo di loro ma di tutte le vestigia che il regime aveva lasciato in città.

Onore agli eroi della Resistenza. Defascistizzazione

Con delibera n.° 106 Via Roma fu immediatamente intitolata a Silvio Trentin.

Il Sindaco espone che un apposito Comitato costituitosi su iniziativa della Direzione del Partito d’Azione nell’intento di onorare la memoria del concittadino prof. Silvio Trentin, esimio cultore del diritto amministrativo e purissimo assetore e combattente della causa della liberazione, ha proposto che la via principale di questo centro, denominata via Roma, compresa tra la Piazzetta Trevisan ed il ponte monumentale sul Piave, sia a lui dedicata con una pubblica manifestazione che avrà luogo il 23 corrente mese.
Il Sindaco, accordando la propria calorosa desione [sic] all’opportuna iniziativa, invita la Giunta ad emettere sull’argomento le proprie decisioni non senza aver previamente stabilito se l’arteria stradale da ridenominarsi debba portare l’attributo di "Corso" o semplicemente di "Via" come egli opina.
La Giunta Comunale, dopo varia discussione conclusasi in definitiva con la denominazione [leggi: determinazione] di conservare alla strada in esame l’attributo più appropriato di "Via", esprime per acclamazione la propria adesione a ridenominare "Via Silvio Trentin" la principale arteria stradale ora Via Roma, che cesserà pertanto col 23 settembre p.v. di portare tale nome.
[...]

Delibera n.° 107: ridenominazione del Liceo Scientifico

Il Sindacò dà lettura della lettera 20 agosto 1945 n. 1947 del Preside del Liceo Scientifivo del seguente tenore:
La Circolare Ministeriale 31.3.1928 n.35 stabilisce che le eventuali proposte del nome di cui si voglia insignere un Istituto scolastico, devono essere sottoposte anche al parere del Sindaco e del Prefetto. Perciò prego la S. V. di esprimere...

Con delibera n.° 151 la Giunta Comunale "nell’intento di eliminare dalla toponomastica stradale nomi di personaggi non più tollerabili dal regime democratico e di denominare ex novo tratti di strada tuttora anonimi, deliber[ò] di affidare ad una apposita Commissione - che costitu[ì] coi membri della Giunta: Ing. Ennio Contri, acc. Janna Alessandro, geom. Roma Giuseppe - l’incarico di cui trattasi con invito di attuare gli opportuni accertamenti e di riferire alla stessa entro il più breve termine."

Lettera del Partito d’Azione al sindaco:

"E’ venuto a conoscenza di questo Comitato per le onoranze a Trentin che la deliberazione della Giunta aveva stabilito di tramutare la Via Roma in "Via Silvio Trentin" intendendo con questo di mantenere la Via Vittorio Emanuele, vale a dire quel tratto di corso che va dal Palazzo Roma sino in fondo da De Faveri.
Questo Comitato è oltremodo dispiaciuto del malinteso venuto a crearsi, in quanto le precedenti discussioni con diversi membri più o meno responsabili dell’azione pubblica pareva pacifico che al nostro concittadino, generalmente e, dobbiamo ritenere, sinceramente da tutti compianto, fosse riservato il ricordo mediante la titolazione del Corso Maggiore della Città; e per corso maggiore dobbiamo intendere tutto il Corso, vale a dire dal ponte al gran svolto di Casa De Faveri.
In forza di questa persuasione e sotto l’urgenza delle esigenze della cerimonia del 23 settembre, il sig. Rino Fabris, incaricato dal Comitato ha fatto eseguire tutto il lavoro inerente al cambiamento della denominazione, lui inconsapevole della deliberazione di Giunta che stabiliva diversamente.
In siffatta situazione al Comitato riuscirebbe oltremodo sgradito di essere costretto alla riparazione dell’errore avvenuto, soprattutto perché la vedova Trentin, ed ancora le autorità convenute hanno inteso che l’inaugurazione comprendesse tutto il corso.
Prega perciò, questo Comitato, la S. V. di voler invitare la Giunta ad una nuova delibera, se sancisca l’opera come avvenuta. Se difficoltà tecniche si presentano, il Comitato è intenzionato di usare il suo concorso."

Nella seduta del 19 ottobre 1945 il Sindaco si dichiarò "favorevole a sanzionare il fatto compiuto non ostandovi a suo modo di vedere, difficoltà tecniche perché il secondo tratto della principale arteria del Comune (Via Vittorio Emanuele) si fregi, come il primo tratto, già Via Roma, del nome illustre di Silvio Trentin, strenuo assertore della causa della libertà.
[...]"

La Giunta, con Delibera n.° 154, deliberò quindi il cambiamento di nome anche del secondo tratto e di intitolare pure esso a Silvio Trentin.

Nel corso della medesima seduta il Sindacò riferì

che il Comitato per le onoranze al patriota Attilio Rizzo - il quale per mantenere fede al suo ideale di libertà e di lotta a tutta oltranza contro il regime nazi-fascista, subì le più spietate persecuzioni e fece olocausto della sua vita nel famigerato campo di Mauthause - [aveva] proposto di intitolare col nome del martire la Piazza Foro Boario.
Egli dichiar[ò] di aderire in pieno alla opportuna iniziativa ed alla scelta della Piazza che dovrà fregiarsi del nome di Attilio Rizzo in quanto avendo il martire avuto in essa la sua abitazione, è implicito che proprio detta area pubblica debba portare imperituramente il ricordo.
L’ing. Contri, a nome della Commissione Comunale per la revisione della toponomastica stradale, conferm[ò] che detta Commissione si [era] espressa favorevolmente per la intitolazione di Piazza Foro Boario al nome di Attilio Rizzo.

Con Delibera n.° 155 la Giunta intitolò dunque Piazza Foro Boario ad Attilio Rizzo.

Il sindaco fece poi presente

la necessità - intesa come dovere civico - che venga dedicata al nome di Giovanni Baron il quale condivise con Attilio Rizzo le persecuzioni nazi-fasciste e subì come lui l’internamento in Germania sacrificando la propria vita negli orrori del campo di concentramento di Mauthausen, una via cittadina la quale, in base alle proposte conformemente formulate dall’Ing. Ennio Contri a nome della Commissione Comunale per la revisione della toponomastica stradale, non può essere che quella denominata Viale della Stazione, nella quale egli ebbe la sua abitazione ed a preferenza di ogni altra è qualificata per portarne imperituramente il ricordo.

E ancora una volta senza discussione e all’unanimità (Delibera n.° 156) la Giunta deliberò di intitolare il Viale della stazione a Giovanni Baron.

Il sindaco fece poi presente

la necessità in accoglimento di analoga proposta formulata dal Presidente del C.L.N., che assiste alla seduta, di dedicare una importante arteria stradale al nome dei Tredici Martiri di Ca’ Giustinian.
Il Presidente del C.L.N. sig. Bortoletto, vorrebbe che fosse dedicata al nome dei Tredici Martiri la Piazzetta adiacente alla Chiesa Arcipretale a nord della Chiesa stessa.
Il Sindaco ed altri membri osservano che l’area pubblica proposta, per essere contorniata da poche case, pur trovandosi in posizione centrale, non ricorderebbe con la voluta risonanza il sacrificio dei tredici eroi sandonatesi, vittime della barbarie nazi-fascista e sottopone invece all’esame della Giunta l’opportunità che di tale denominazione venga insignita la Via XX Settembre, importante e popolosa arteria stradale, trasferendo quest’ultima denominazione al Viale Regina Margherita,
Altri componenti della Giunta propendono invece ad attribuire il nome di "Tredici Martiri" al Viale Regina Margherita, lasciando immutata l’attuale denominazione alla via XX Settembre.
Insistendo gli uni e gli altri sul rispettivo punto di vista, viene posta ai voti la proposta, che cioè il Viale XX Settembre debba intestarsi al nome dei 13 Martiri trasferendo la relativa denominazione al Viale R. Margherita il cui nome dovrà essere eliminato, o intestare senz’altro quest’ultimo viale al nome dei Tredici Martiri, lasciando inalterata la denominazione di XX Settembre alla via che attualmente la porta. Procedutosi alla votazione per alzata di mano, è emerso che la prima proposta ha raccolto 9 voti e la seconda 4.

Pertanto (Delibera n.° 157) la Giunta deliberò di intitolare Viale XX Settembre ai Tredici Martiri e di trasferire questa denominazione al Viale Regina Margherita.

Qualche settimana dopo, il 23 novembre 1945, su invito della Prefettura di Venezia, la Giunta fu invitata ad adottare con due delibere distinte i due ultimi provvedimenti di ridenominazione, dovendo il primo ottenere l’avallo del Ministero degli Interni; e così la Giunta fece (Delibera n.° 206 e Delibera n.° 207).

(MdB, busta 453 anno 44/45 “Traghetti sul Piave” 10.2.2)
La Giunta Comunale il 6 novembre 1945 concede un ulteriore esercizio di traghetto con barca sul fiume Piave.

Si accorda alla ditta Boccato Aldo e Mardegan Giuseppe la concessione per l'esercizio del traghetto onde permettere ai viaggiatori di servirsi più agevolmente delle comunicazioni ferroviarie che non possono raggiungere ancora questa stazione non essendo ancora stato ricostruito il Ponte sul Piave.
Tariffe
una persona con valigia L.5
una persona con due valigie L.10
una persona con bicicletta L.10
operai od impiegati abbonamento settimanale L.15

1946

Ridenominazione delle strade cittadine

L’8 marzo 1946, alle 14, nella residenza municipale, si riunì la Giunta comunale.
Erano presenti il sindaco Feruglio geom. Beniamino, Avon Emilio, Battistella Pietro, Botter Alfeo, Contri ing. Ennio, Janna avv. Alessandro, Nisio Giovanni, Roma geom. Giuseppe, Rosino Angelo, Rossi Gino, Zanutto Emilio.
Poiché il Comune, in vista di censimenti straordinari di carattere economico e demografico, veniva invitato ad aggiornare la toponomastica locale in conformità alle istruzioni ricevute, sulla base delle proposte presentate dalla apposita commissione, con la delibera n.° 110 così procedeva a ridenominare:

Denominazione attuale

da

a

Denominazione da adottare
1Via Calnova Località Forte Osteria QuintavalleCARLO VIZZOTTO (internato in Germania, fuggito. Partigiano, morto in combattimento nell’aprile 1945)
2Via Calvecchia Località Forte Canale Falesè LUIGI CARROZZANI (fucilato dai nazifascisti il 2 aprile 1945)
3Via Code Incrocio con Via EracleaIncrocio con Via CarboneraGIODO BORTOLAZZI (Partigiano impiccato a Pramaggiore il 27/11/1944)
4Parte di Via Garibaldi Via Gorizia Via GaribaldiLUIGI GUERRATO (Partigiano morto in combattimento a S. Donà di Piave il 28/4/1945)
5Via Calvecchietta I^ strada
(gruppo case popolari)
Via Nazario Sauro Via Calvecchia PRIMO BIANCOTTO (impiccato a Meolo il 22/4/1945)
6Via Calvecchietta 2^ stradaVia Nazario Sauro Via Calvecchia ERMINIO ZANE (Partigiano R. Garibaldi-Bosnia 1/6/1944)
7Parte di Via Eraclea Via XX Settembre Via Nazario Sauro VERINO ZANUTTO (impiccato a Meolo il 22/4/1945)
8Parte di Via XX settembreCasa Borga Giov. Via Nazario Sauro ANTONIO FERRO (partigiano morto in combattimento a S. Donà il 28/4/1945)
9Parte di Via Carbonera Via Calnova Via Calvecchia CASIMIRO ZANIN (Partigiano impiccato a Pramaggiore il 27/11/1944)
10Via Foro Boario Piazza A. Rizzo Via EracleaVIA 28 APRILE
11Parte di Via Bonifica Via XX Settembre Via Nazario SauroFLAVIO STEFANI (Partigiano impiccato a Pramaggiore il 27/11/1944)
12Via Dietro la Caserma Via Eraclea Via CarboneraESTERINO DALLA FRANCESCA
13Parte di Via Jesolo e parte di Via Fiume Ponte stradale sul PiaveSottopasso della frazione MussettaLUNGOPIAVE SUPERIORE
14Via Piave Ponte stradale sul PiaveAltezza di Via CarboneraLUNGOPIAVE INFERIORE

Su proposta del Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, «A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale» (articolo 1 del decreto legislativo luogotenenziale n. 185 del 22 aprile 1946).
Dato che il 26 aprile 1945 i patrioti e partigiani sandonatesi erano insorti, liberando San Donà prima dell’arrivo delle truppe alleate (che erano arrivate a San Donà solo il 29 aprile), fu ricordato il 26 aprile come il giorno della liberazione di San Donà, e questa data fu incisa in una lapide marmorea collocata sotto il porticato del Municipio che veniva scoperta il 26 aprile 1946:


I PATRIOTI DI SAN DONà FIERAMENTE IMPUGNANDO LE ARMI / CHE FURONO GLORIA DEI PADRI / IN UN IMPETO DI RIBELLIONE GENEROSO E INCONTENIBILE / IL 26 APRILE 1945 / DI TRE GIORNI PRECORRENDO LE ARMATE ALLEATE / LIBERAVANO QUESTA TERRA DAL GIOGO FASCISTA E TEDESCO / L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE CONSACRA LA STORICA DATA / PER AMMONIMENTO CONTRO TUTTE LE TIRANNIDI.

La festa nazionale italiana del 25 aprile sarebbe stata poi celebrata anche negli anni successivi e dal 1949 sarebbe divenuta ufficialmente festa nazionale.

Per l’impegno dimostrato nella lotta di liberazione dal nazi-fascismo alla città di San Donà è stata assegnata la Medaglia d’Argento al Valor Militare.

Il referendum Monarchia-Repubblica del 2 giugno 1946

San Donà si pronuncia in grande maggioranza per la Repubblica. Contestualmente al Referendum si sono tenute le elezioni per la Costituente. San Donà si dimostrò "Feudo" della Democrazia Cristiana. E tale sarebbe rimasto per tutta la Prima Repubblica.
(Clicca QUI per i risultati in dettaglio delle votazioni)

Così si presentavano gli scorci più noti del centro città.


Piazza Indipendenza


Foro Boario

1947


Il monumento ai Caduti


Sopra e sotto, la via Maggiore, rinominata via Roma in epoca fascista

Viene fondato il convento delle suore del Cuore Immacolato di Maria

Il convento delle suore del Cuore Immacolato di Maria di San Donà di Piave fu fondato nel 1947 dalla badessa Maria Pascher, che diverrà poi madre Amata. La suora era figlia di un soldato ungherese e di madre italiana e, secondo le voci che correvano in paese, sarebbe arrivata a San Donà da Vienna in abiti civili mentre, come avrebbe poi riferito lei stessa anni dopo ai giornalisti nel corso delle numerose interviste rilasciate, aveva precedentemente trascorso ventiquattro anni di vita claustrale. Secondo quanto avrebbe raccontato, in gioventù, nella caserma di suo padre, allora colonnello, alcuni soldati le avrebbero usato violenza e, in seguito a questo episodio, aveva deciso di dedicarsi alla vita monacale. Arrivata a San Donà, la Pascher si rivolse all’arciprete Monsignor Saretta e ottenne da lui il permesso di installarsi in un edificio di cinque stanze con annessa una piccola cappella, complesso che una pia signora del luogo aveva lasciato in eredità alla parrocchia. Qualche mese dopo, grazie alla collaborazione dell’arciprete e all’aiuto delle suore che nel frattempo si erano unite alla madre superiora, poterono iniziare i lavori per l’ampliamento dello stabile e la costruzione di una nuova ala in grado di ospitare le celle singole.
Occorre però notare che le suore che entravano nel convento di clausura non lo facevano in seguito a una vera e propria vocazione: era madre Amata a cercare le novizie, scegliendole fra “le ragazze deluse in amore di San Donà”. Quello di Maria Pascher era un convento “autonomo” in cui le monache vivevano come in ogni altro pio luogo: una di loro girava il paese per fare la questua mentre la superiora viaggiava in “500” tra San Donà e Trieste, dove stava sorgendo un altro istituto di quest’ordine, per sorvegliare i lavori.

1948

Le elezioni del 18 aprile 1948


Corso Silvio Trentin. La cartolina fu spedita il 30 settembre 1948


Il padiglione sanatoriale


Portici di Piazza Indipendenza

1949


Piazza Indipendenza


8 maggio 1949: viene scoperta la lapide dedicata ai prigionieri sandonatesi

1950

1951

Elezioni amministrative comunali

Si rinnova il Consiglio Comunale, e risultano eletti:
1 Bastianetto Celeste D.C. Sindaco
2 Gorghetto Fabrizio D.C. Ass.
3 Schiavinato Lucia D.C.
4 Finotto Federico D.C.
5 Onor Luigi D.C.
6 Girardi Angelo I.C.
7 Galletti Eugenio I.C. Ass.
8 Rizzo Leandro D.C. Ass.
9 Spada Antonio I.C. Ass.
10 Gobbo Emilio D.C.
11 Botter Alfeo D.C. Ass.
12 Barbazza Amedeo D.C.
13 Picchetti Carla I.C.
14 Casonato Efrem Guido I.C.
15 Contri Ennio D.C.
16 Pavanello Natale D.C. Ass.
17 D’Este Giovanni D.C.
18 Raggiotto Costante D.C.
19 Camarda Attilio D.C.
20 Falcier Antonio D.C.
21 Roma Giuseppe P.C.I.
22 Bortoletto Giovanni P.C.I.
23 Pacquola Gordiano P.C.I.
24 Mardegan Ciriaco P.C.I.
25 Feruglio Beniamino I.S.
26 Janna Alessandro Ind.
27 Nardini Giovanni P.S.I.
28 Buffolo Virgilio P.S.I.
29 Scarpa Tito P.C.I.
30 Dal Negro Antonio I.C.

Nell’area del distrutto Teatro Verdi è costruito il Cinema-Teatro Astra.
(Clicca QUI per la storia del teatro)

Al continuo stillicidio dell’emigrazione si sostituisce un esodo massiccio: parecchie famiglie lasciano San Donà dirette in Brasile ove nello stato di San Paolo, nel distretto della città di Assis, nasce a Pedrinhas un insediamento agricolo completamente italiano.

1952

San Donà, con decreto del Presidente della Repubblica, viene insignita della Medaglia d’Argento al Valor Militare.

Viene ultimata la costruzione del nuovo Ospedale Civile, in via Nazario Sauro.

Celeste Bastianetto si dimette da Sindaco per motivi di salute; diviene primo cittadino Antonio Spada.

La ricostituita Società Ciclistica U.C. Basso Piave - Gigi Turchetto organizza la prima edizione del Giro dei Tre Ponti, manifestazione destinata a diventare una delle classiche a livello nazionale del ciclismo dilettantistico.

L’A.C. San Donà, che da anni milita in serie C (memorabili i derby con la Mestrina), retrocede tra le formazioni dilettantistiche.

1953

Muore Celeste Bastianetto (Clicca QUI per la sua biografia)


Cartolina


Il duomo


Panorama dal campanile


Piazza Indipendenza

1954

Prime elezioni canoniche nel convento di clausura. Dal 1948 al 1954 la badessa del Convento di clausura, madre Amata, al secolo Maria Pascher, aveva retto il convento di clausura in grazia della nomina ricevuta a Vienna ma, in virtù del processo di trasformazione in atto in molti conventi italiani, nel 1954 ebbero luogo le prime elezioni canoniche: le suore depositarono il loro voto nell’urna e Maria Pascher fu eletta all’unanimità; l’unico voto che mancava era proprio il suo.

1955


Corso Silvio Trentin

Gli spazi al pianterreno del palazzo del Municipio non bastavano più per gli uffici postali. Fu costruito il nuovo palazzo delle Poste e Telegrafi in Piazza Rizzo.


Il Palazzo delle Poste e Telecomunicazioni

1956

Elezioni amministrative comunali del 1956

Si rinnovò il Consiglio Comunale, e risultarono eletti:
1 Pilla Franco D.C. Ass
2 Viel Giuseppe D.C.
3 Pavanello Natale D.C. Ass.
4 Rizzo Arturo D.C.
5 Follador Giordano D.C.
6 Sirch Omero D.C. Ass.
7 Barbazza Amedeo D.C. Ass.
8 Girardi Angelo D.C. Ass.
9 Tonetto Carlo D.C.
10 Monegaldo Lino D.C.
11 Botter Alfeo D.C.
12 Orlando Rodolfo D.C.
13 Spada Antonio D.C.
14 Gusso Giuliano D.C. Sindaco
15 Pellizzaro Egidio D.C.
16 Galletti Eugenio D.C. Ass.
17 Menegaldo Giovanni D.C.
18 Marin Isidoro D.C.
19 Carrer Giuseppe P.S.I.
20 Biason Amedeo P.S.I.
21 Avon Sergio P.S.I.
22 Petrazzi Pietro P.S.I.
23 Roma Giuseppe P.C.I.
24 Trentin Giorgio P.C.I.
25 Feruglio Beniamino P.C.I.
26 Bortoletto Giovanni P.C.I.
27 Nardini Giovanni P.S.D.I.
28 Barosco Riccardo P.S.D.I.
29 Koflach Silvio P.L.I.
30 Serafin Pietro M.S.I.

L’ufficio Postale, sinora posto al piano terra del palazzo municipale, si trasferì nel nuovo edificio costruito ad hoc in Piazza Rizzo.

La S.A.D.E. (Società Adriatica Di Ellettricità) ha quasi completato gli allacciamenti alla linea elettrica nel centro urbano sicché la maggior parte delle abitazioni può usufruirne per illuminazione e forza motrice. Sono invece ancora "al buio" le frazioni.

A Grassaga fu eretto un moderno edificio destinato a sostituire il vecchio fabbricato, ormai fatiscente, delle scuole elementari.

La viabilità del centro migliorò grazie all’asfaltatura di Piazzale Don Bosco, del Viale della Libertà, e di un gruppo di vie: Baron, Bonifica, Bortolazzi, Camposanto, Carozzani, Eraclea, Ereditari, Marconi, Pralungo, Sabbioni, Sauro, Stefani e Trento.

Per l’intenso rigore invernale il Piave ghiacciò.

Venne ultimata la chiesa in Fiorentina.


Sopra e sotto: Corso Silvio Trentin. Nella foto sopra, a destra, si vede l’insegna degli ALLOGGI con lo stemma del LEON BIANCO dell’omonimo RISTORANTE.

Il Caffè Borsa era anche un Dancing!
Nella cartolina si vede un carrettino della frutta: lo teneva una vecchina che vendeva castagne, bagigi, carrube e castagnaccio quando i bambini uscivano dalla scuola elementare.

Conversazione colta in Facebook sugli Anni ’50

Paolo: Si vede l’UNICA sulla destra.
Giorgio: Ma l’UNICA non era sulla sinistra, a metà strada tra piazza Indipendenza e piazzetta Trevisan?
Paolo: No, era a destra, prima del negozio di confezioni di Pasini, e dopo Baradel. Dove dici tu c’erano due fratelli orologiai, i Rigoli.
Renzo: Avete ragione entrambi, l’UNICA rimase sulla destra dal 1933 al 1951 circa. Poi noi ci trasferimmo a Torino, l’UNICA fu rilevata da un’altra famiglia e si spostò sulla sinistra, vicino all’albergo Battistella. Mia zia, Maria Bergamini, col marito, Erminio Brollo, teneva il bar di fronte alla Banca cattolica del Veneto.
Giorgio: Il bar davanti all’ex Banca Cattolica una volta lo chiamavano l’Unichetta e solo ora, alla soglia dei sessant’anni, ne capisco il perché.

Altre tre statue sulla facciata

Nel 1956 vengono collocate le tre statue inferiori della facciata, pagate da una famiglia di San Donà.


L’ospedale


Sopra e sotto: Piazza Indipendenza


Piazzetta Trevisan

Marino: Me piase, su ’a sinistra, vedar el paeaz de Boscaro [Bressanin]; co podee, ndee a vedar ’a vetrina coi s-ciopi e ’e pistoe, e sognée. E in fianco é el rosegot co ’a botega del frutariol. Da drio, l’antena vecia de ’a SIP... e el semaforo picà al fil, sora ’l incrocio.
Giorgio: ’A botega del frutariol ’a jera quea de ’a Marina Patan, che ’a fea orario continuato, nel senso che praticamente ’a vivea in botega e se te ndea a trovarla intorno a un bot de mezodì te ’a trovea che ’a jera drio desnar co ’a pignatea de fasioi inte i zenoci.


Salita al ponte

Sulla sinistra si vede la TRATTORIA AL PONTE, che - dice Enrico Casonato - per un certo periodo fu gestita da suo nonno. Il lato dell’edificio che non dava sulla rampa (e che si vedrebbe se l’inquadratura della cartolina fosse più larga) dava, un piano sotto, su di una stradina a lato della rampa stessa: era LA CASA DEL GOMMISTA; lì lungo la stradina c’era anche EL STAEO DEE BICI, dove si lasciava la bici il giorno di mercato. [L’edifico non esite più.]

1957


L’Hotel Vienna


Panorama


Piazza Indipendenza


Poste e Telegrafi

1958


Panorama

Quaresima del 1958: don Mazzolari a San Donà

Don Primo Mazzolari era già stato a San Donà nel 1919. Vi ritornò durante la quaresima del 1958, per una Missione al popolo. Con lui arrivarono anche altri sacerdoti ‘missionari’, per predicare in centro e nelle frazioni. A Mazzolari fu assegnato il centro, con prediche giornaliere rivolte agli uomini. Si trova traccia della sua presenza nel ‘foglietto parrocchiale’, conservato nell’archivio del duomo, dove assieme al programma veniva comunicato anche l’elenco dei sacerdoti chiamati per “la grande missione”. In quel periodo mons. Saretta era costretto a letto da un malessere che non gli permetteva di partecipare alle prediche e alle funzioni. Tuttavia nelle pagine del foglietto settimanale egli faceva stampare un regolare resoconto dell’avvenimento, con una valutazione finale molto positiva. Purtroppo non sono riportate parole o apprezzamenti particolari sull’operato di don Mazzolari, ma ci piace ricordarlo nel cinquantesimo anniversario della sua morte, rievocando il complimento che gli rivolse papa Giovanni XXIII, pochi giorni dopo la sua elezione, definendolo “la tromba dello Spirito Santo nella pianura padana”. I nostri anziani raccontano con soddisfazione che mons. Saretta amava chiamare in parrocchia di tanto in tanto i migliori oratori del momento.

1959


Il Monumento ai Caduti


Via 13 Martiri


Via 13 Martiri: Piazza De Gasperi e l’Hotel Trieste


Via 13 Martiri, zona Oratorio

1960


Corso Silvio Trentin


Via Cesare Battisti

Via Battisti
A sinistra l’Elettrosec di Damiani, il Bar di Tubia, il sottopasso di Morassutti e il Negozio di Enologia del Dott. Koflach, poi altri due negozi; dietro il suo negozio, il Dott. Koflach, proprietario dello stabile, teneva il suo studio in cui dipingeva quadri.
A destra la Standa, i cui locali prima erano occupati dai Magazzini Rialto.


Palazzo delle Poste e grattacielo

Indagini nel convento delle suore di clausura. Fin dalla sua nascita il convento era stato retto da suor Maria Pascher. Nel 1957 la badessa era stata riconfermata nel suo ruolo, ma a partire dal 1960 la Santa Sede sospese le elezioni canoniche. Negli ultimi anni le suore avevano ricevuto tre visite apostoliche: nel 1955 da Monsignor Egidio Negrin, vescovo di Treviso, nel gennaio del 1959 da Monsignor Marcovaldi salesiano e nel 1960 da padre Modesto Bortoli da Grottaferrata, inviato da Roma. In occasione delle visite le suore furono interrogate separatamente: dalle interviste emersero velate accuse nei confronti della badessa. Si disse che minacciava le suore con il coltello, che le bastonasse con uno spazzolone e che addirittura le calpestasse. Si giustificherà la badessa: “In realtà avevo somministrato solamente qualche schiaffo per punire piccole disobbedienze, nessuno mi accusò mai apertamente. Sono andata a Roma a chiedere udienza da un cardinale, poi da un altro… poi alla fine il Vaticano mi invitò a trasferirmi a Trieste per attendere alla costruzione di quella casa ora rimasta a metà. Obbedii e il 12 aprile [ma siamo già nel 1961] lasciai il convento diretta a Trieste, il primo luglio successivo andai in America a Cleveland in una casa dell’ordine. Mi dissero che non avrei dovuto corrispondere con le mie suore. Mi raggiunse il 14 settembre un telegramma: le suore avevano ricevuto un ordine perentorio: o diventare clarisse e aspettare l’arrivo della nuova madre superiora o lasciare il convento.”

Ma abbiamo già sforato con l’anno, e il seguito della storia è rinviato alla pagina successiva.




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